Beko, i lavoratori dicono sì: lunedì firma dell’accordo al Mimit

Urso: “Uno straordinario segnale di fiducia”. I sindacati: "Un’intesa necessaria per evitare i licenziamenti"

Beko, i lavoratori dicono sì: lunedì firma dell’accordo al Mimit
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È arrivato con un’ampia partecipazione e un consenso quasi plebiscitario il via libera dei lavoratori all’intesa preliminare tra sindacati e Beko, mediata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il 74% degli aventi diritto si è recato al voto: l’88% ha detto SÌ, ovvero 2.569 voti favorevoli contro 354 contrari. Il testo, approvato la notte tra l’8 e il 9 aprile al Mimit, sarà firmato ufficialmente lunedì 14 aprile.

«Il consenso espresso dai lavoratori conferma la bontà del lavoro svolto e ci consente di procedere alla firma in sede ministeriale», dichiarano in una nota congiunta Fim, Fiom, Uilm e Uglm. I sindacati sottolineano che «l’accordo riduce gli esuberi da oltre 1.900 a circa 937, più i 287 del sito di Siena», e che saranno gestiti «con ammortizzatori sociali conservativi e con uscite incentivate volontarie, secondo il criterio cosiddetto della non opposizione, evitando così i licenziamenti».

Tra i risultati principali del negoziato, la salvezza dello stabilimento di Comunanza (AP) e la continuità produttiva a Cassinetta (VA), dove inizialmente si prevedeva un ridimensionamento. La nota sindacale evidenzia anche l’impegno a reindustrializzare il sito di Siena, per il quale «si è pattuito un percorso che mira alla reindustrializzazione anche grazie all’impegno del governo ad acquisire lo stabile attraverso Invitalia, d’intesa con il Comune».

Per i lavoratori impiegatizi, è previsto un piano di ricollocazione e il ricorso a strumenti di job posting interno e part-time volontario. Inoltre, sono stati definiti incentivi economici fino a 85mila euro per le uscite volontarie, anche per chi non ha ancora maturato i requisiti pensionistici.

Il ministro Adolfo Urso ha commentato con soddisfazione il voto dei lavoratori: «L’88% dei lavoratori degli stabilimenti Beko in Italia ha votato a favore dell'intesa raggiunta martedì notte al Mimit. Un segnale straordinario di fiducia nel percorso tracciato insieme, con sindacati e azienda. Lunedì al Tavolo, con la sottoscrizione del protocollo di intesa, si segna il rilancio del Made in Italy anche nel comparto degli elettrodomestici. Noi non molliamo».

La senatrice di Fratelli d’Italia Domenica Spinelli ha parlato di «un vero e proprio plebiscito per l’accordo proposto dal ministro Urso», sostenendo che «i lavoratori hanno espresso una risposta chiara e inequivocabile, che smentisce clamorosamente le polemiche strumentali di Matteo Renzi».

Dello stesso tenore le dichiarazioni del deputato FdI Riccardo Zucconi: «Senza Urso e senza questo governo non ci sarebbe stato alcun tavolo, nessun accordo, nessuna prospettiva per Siena e Comunanza, né tantomeno garanzie per i lavoratori. E sono proprio i lavoratori, oggi, a manifestare con forza il loro assenso al piano, voltando le spalle alle chiacchiere della Schlein e del Partito Democratico».

L’accordo prevede investimenti per circa 300 milioni di euro nel triennio 2025-2027, finalizzati a rilanciare la competitività dei siti italiani e a creare poli europei di eccellenza, come quello per gli elettrodomestici da incasso a Cassinetta, per i piani di cottura a Melano, per le lavasciuga a Comunanza e per la logistica e il ricondizionamento a Carinaro.

Se Siena resta il nodo più delicato – con la cessazione della produzione di congelatori confermata – il piano punta a un completo riutilizzo dell’area industriale, grazie anche al coinvolgimento diretto di Invitalia, su mandato del Mimit.

«Si tratta di un accordo sofferto, ma necessario, per scongiurare i licenziamenti e dare tutela ai lavoratori colpiti dalla decisione della multinazionale.

Chiederemo la garanzia istituzionale per la piena realizzazione del processo di reindustrializzazione e più in generale per il rispetto delle tutele pattuite. Auspichiamo che continui il sostegno avuto dai Sindaci e Presidenti di Regione avuto in questi ultimi mesi», concludono i sindacati.

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