Crt, resa dei conti sul "patto occulto"

Cresce il sospetto che al suo concepimento abbiano collaborato anche membri del cda

Crt, resa dei conti sul "patto occulto"
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Domani sarà il giorno della resa dei conti in Fondazione Crt. Dopo le tensioni che hanno portato al voto di sfiducia del consiglio d’amministrazione verso il segretario generale Andrea Varese - a cui è stato contestato di aver segnalato al Mef il caso del “patto occulto“ nel Consiglio d’indirizzo senza prima passare dal cda - i vertici dell’ente torneranno a riunirsi in serata (alle 19). Ma non si tratterà semplicemente di un tentativo di pacificare il rapporto tra i quattro consiglieri “ribelli“ - Caterina Bima, Davide Canavesio, Anna Maria Di Mascio e Antonello Monti - e il presidente della Fondazione, Fabrizio Palenzona, che ha visto nell’attacco al suo manager di fiducia anche un affronto alla sua gestione. Il cda potrebbe infatti prendere una piega imprevista. Lo si desume da un’indiscrezione raccolta dall’agenzia Radiocor che, sentite fonti vicine all’ente, precisa che «gli organi della Fondazione Crt dispongono oggi di tutti gli elementi informativi necessari per assumere le determinazioni a tutela della legalità della vita dell’Ente». Per capire meglio il messaggio, però, occorre scorrere di alcune righe quanto riportato dall’agenzia: «Le stesse fonti sottolineano che l’esposto inerente al cosiddetto Patto tra taluni consiglieri di indirizzo e di amministrazione (il famigerato “patto occulto“, ndr), come già comunicato, concerne la violazione delle norme dello statuto e dei regolamenti interni della Fondazione».

Insomma, se così fosse, sul tavolo del consiglio d’amministrazione potrebbero esserci le prove che il “patto occulto“ denunciato al Mef dal segretario Varese, che una settimana fa ha portato alle dimissioni del consigliere d’indirizzo Corrado Bonadeo, avrebbe coinvolto anche membri del cda oltre ai consiglieri d’indirizzo. «La vicenda, concludono le fonti, non è stata ancora oggetto di decisioni o di specifiche sollecitazioni da parte dell’autorità di Vigilanza (cioè il Mef), cui peraltro non compete dirimere le controversie insorte all’interno degli organi dell’Ente». Quest’ultimo passaggio è in sostanza una risposta al messaggio fatto trapelare da fonti vicine al ministero dell’Economia secondo il quale il «Mef non ha competenza e non si esprime in discussioni interne tra membri del cda». Inoltre, «il Mef ha un obbligo di vigilanza su aspetti ben precisi come, tra gli altri, il rispetto del bilancio, l’equilibrio finanziario delle fondazioni, il rispetto degli statuti e dei regolamenti». In sostanza, in Fondazione ritengono di aver agito correttamente nel segnalare il patto occulto al Mef, in quanto atto dovuto nei confronti dell’autorità di vigilanza competente. Non vi era tuttavia l’aspettativa che il Mef intervenisse per risolvere le controversie nate in seno all’ente, per le quali i vertici pensano di avere in mano quanto serve per garantire le azioni necessarie (armistizio o esposti alla magistratura?). I riflettori ora sono tutti puntati sul cda di questa sera, per capire quale direzione verrà imboccata.

D’altro canto, con buona pace della nomeclatura torinese che ruota attorno alla Fondazione e che pensa all’ente come se fosse “cosa

nostra“, la questione è di interesse non solo per la città di Torino, ma anche per una parte non irrilevante del sistema finanziario italiano visto il ricco portafoglio di partecipazioni azionarie che oggi fanno capo a Crt.

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