Caso AdSense, Tribunale Ue annulla la multa da 1,5 miliardi a Google

È stata ribaltata una sentenza della Commissione Ue che aveva condannato Google sul caso AdSense: ecco di cosa si tratta e le motivazioni che hanno portato all'annullamento

Caso AdSense, Tribunale Ue annulla la multa da 1,5 miliardi a Google
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Una vittoria che si può considerare parziale ma significativa: il colosso americano Google ha visto l'annullamento, da parte del Tribunale dell'Ue, di una multa di quasi 1,5 miliardi di euro relativa al caso AdSense e ai servizi sui banner pubblicitari. La decisione arriva nonostante la conferma della maggior parte delle valutazioni fatte in precedenza dalla Commissione europea perché l'esecutivo non avrebbe tenuto conto, in questo caso, "dell'insieme delle circostanze pertinenti nella valutazione della durata delle clausole contrattuali che aveva qualificato come abusive".

Cos'è Google AdSense

Dal 2003 la multinazionale con sede in California gestisce la piattaforma chiamata AdSense, che serve agli editori di siti web per pubblicare annunci, immagini, video e come contenuti multimediali interattivi. Così facendo, gli editori ricavano degli introiti grazie ai clic sui vari annunci grazie Afs (AdSense for Search), un canale di intermediazione pubblicitaria che dava la possibilità a questi editori di visualizzare pubblicità collegate alle "query online", parole o frasi che gli utenti scrivono sul web per trovare prodotti e servizi. In questo modo i ricavi potevano aumentare grazie alla visualizzazione di questi annunci.

Sette anni dopo, nel 2010, fu inoltrato un primo reclamo da un'impresa tedesca recepito dalla Commissione europea, al quale si aggiunsero quelli di altri colossi tech quali Microsoft, Expedia e Deutsche Telekom. Chi si occupava di regolamentare questi servizi si accorse che Google avrebbe inserito alcune clausole esclusive nei propri contratti che impedivano ad altri siti Internet di pubblicare annunci da altri fornitori di questo servizio che fossero molto simili a quelli del colosso americano. La prima sentenza della Commissione, oggi ribaltata, affermava che il comportamento del motore di ricerca nei confronti di editori e proprietari dei siti non fosse conforme alle regole perché avevano meno possibilità di scelta e probabilmente avrebbero anche dovuto sostenere prezzi più elevati trasferiti ai consumatori.

Il ribaltamento della sentenza

Nel 2019 la Commissione si accorse di tre infrazioni (clausole) di Google che aveva perpetrato nel tempo dal 2006 al 2016, in pratica per dieci anni, comminando una multa da quasi 1,5 miliardi di euro. Con la sentenza odierna il Tribunale non ha sconfessato la Commissione le cui valutazioni erano corrette per la maggior parte ma avrebbe commesso errori soltanto nel valutare la durata di alcune clausole: di conseguenza, la Commissione "non ha dimostrato che le tre clausole che aveva individuato costituissero ciascuna un abuso di posizione dominante e costituissero insieme un'infrazione unica e continuata dell'articolo 102 Tfue. Il Tribunale annulla integralmente la decisione della Commissione". In una nota riportata dal Tribunale si legge che la Commissione "non ha tenuto conto dell'insieme delle circostanze pertinenti nella valutazione della durata delle clausole contrattuali che aveva qualificato come abusive".

La risposta di Google

Fino a questo momento non è arrivato nessun commento ufficiale da partei dei vertici di Google: la vittoria legale della multinazione arriva una settimana dopo aver perso una salatissima sfida contro l'Antitrust Ue con l'accusa di

posizione dominante e una sanzione da 2,4 miliardi di euro ma le sanzioni hanno raggiunto un totale di circa 8 miliardi di euro negli ultimi dieci anni sempre su aspetti che riguardassero la libertà di concorrenza del mercato.

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