Tim-Iliad, incontro al Mef con al centro il dossier risiko

Dopo le indiscrezioni anticipate da Il Giornale, il titolo di Tim sta scattando in Borsa e supera i livelli della rovinosa caduta del 7 marzo 2024

Tim-Iliad, incontro al Mef con al centro il dossier risiko
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Continua il fermento nel mondo delle telecomunicazioni. Mercoledì Il Giornale aveva anticipato il fatto che Iliad avrebbe dato mandato alla casa di consulenza Boston Consulting Group, e all’advisor finanziario Lazard, di studiare una via possibile per l’aggregazione con Tim. Come riportato anche nell’edizione di venerdì del quotidiano, nei giorni scorsi emissari del gruppo francese hanno avuto un faccia a faccia a Roma, con esponenti del ministero dell’Economia. Più che probabile che tra gli argomenti dell’incontro ci sia stato anche quello del necessario consolidamento del settore, che ne gioverebbe a livello di marginalità se si riuscisse a passare da quattro a tre operatori. Interpellata, Iliad ha ritenuto di non commentare l’indiscrezione.

È chiaro, però, che qualsiasi ipotesi di aggregazione con Tim deve passare necessariamente dal consenso di Mef e Palazzo Chigi che hanno sempre chiesto, a chiunque fosse interessato a un matrimonio con l’ex monopolista, garanzie sull’occupazione e in termini di sicurezza nazionale, in quanto a Tim fanno capo la rete mobile e milioni di utenze degli italiani. Riuscirebbe a farlo un pretendente come Iliad? Non è poi scontato che il primo azionista di Tim, Vivendi, finora rimasto sull’Aventino, sia disposto a benedire un’operazione di questo tipo nel caso non riuscisse a uscire in tempi brevi.

Allo stesso modo prosegue l’interesse dei fondi di investimento, tra cui Apax Partners e il fondo britannico Cvc, quest'ultimo disponibile a rilevare la quota di Vivendi (che chiede almeno 1,5 miliardi per lasciare, ma potrebbe anche cambiare strategia) ma anche a lanciare un'Opa per delistare Tim. Per valorizzare l'investimento, l'idea sarebbe poi di procedere con uno spezzatino cedendo Tim Brasil e Consumer (la divisione telefonia) e andando a fondere Enterprise con Maticmind, società di cui il fondo britannico detiene il 70%. Cvc sta vagliando tutte le strade possibili e si sarebbe dato come deadline per decidere la fine di febbraio. Non è facile, però, che ai piani alti di Palazzo Chigi si accetti di buon grado uno spezzatino. Fermo restando che, in questa fase, tutti gli operatori – Tim compresa – stanno vagliando le possibili vie per arrivare al consolidamento del settore.

Nel frattempo, il titolo di Tim, al centro dei desideri, dopo il rialzo dei giorni scorsi ha allungato stamattina (+2,7% a quota 0,289 euro), arrivando a recuperare e superare la quotazione prima della rovinosa caduta del 7 marzo dello scorso anno.

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