Il dilemma è sempre lo stesso. Pubblicare o non pubblicare. Documentare o non documentare. Tutte le volte che accade un attentato, dove la gente è riversa a terra nel sangue, qualcuno si arma di telefonino e riprende la scena. È disgustato, riprende per far capire l'orrore. Ma nel frattempo non sta aiutando chi lotta tra la vita e la morte. E così nei giorni successivi tornano le polemiche. "La gente scatta foto e gira video invece di aiutare i feriti su La Rambla", hanno scritto in molti sui social network dopo che un furgone ha dilaniato la vita di 14 persone, ferendone altre 100 nel centro di Barcellona.
A riportare le polemiche è il quotidiano "La Vanguardia", che ha monitorato Twitter per controllare la reazione degli internauti. "La rivoluzione tecnologica ci permette di fare foto alle vittime invece di aiutarle", ha scritto un utente come riporta l'Huffington Post. "Se sto per morire, non voglio venir ripresa, voglio che qualcuno rimanga con me. Nessuno desidera morire da solo, tanto meno così", fa notare invece un altro internauto.
Rimane però il fatto che se possiamo conoscere quanto è accaduto in quei momenti lo dobbiamo anche ai video realizzati dai passanti. E alcuni infatti credono che sia necessario documentare "un momento storico". L'ultima polemica riguarda l'utilità o meno di pubblicare i video e gli scatti.
C'è chi sostiene che la diffusione di immagini cruente faciliti il lavoro dei jihadisti e in qualche modo ne renda utile alla causa il sacrificio: e c'è chi invece crede che "è un bene che tutti vedano, che tutti sappiano", nella speranza che l'Occidente possa rialzare la testa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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