Baricco uccide il western a colpi di misticismo. E di tante frasi nonsense

Oh, quanto mi piace la baricchitudine, la baricchità, l'insostenibile leggerezza dell'essere Baricco

Baricco uccide il western a colpi di misticismo. E di tante frasi nonsense

Oh, quanto mi piace la baricchitudine, la baricchità, l'insostenibile leggerezza dell'essere Baricco. Tipo D'aria Bignardi, che su Vanity Fair ha scritto come il nuovo libro di Baricco, che è un «western metafisico», sia «un'opera perfetta in cui c'è tutto: l'amore, la morte, quella cosa che chiamiamo anima». D'aria si sposa benissimo con Baricco, e ha ragione a dire che c'è tutto, in questo romanzino, Abel, pubblicato da Feltrinelli.

In un mondo di indiani, cowboy, maestri, spiritualità prêt-à-porter, come dice D'aria un grande romanzo di formazione, tutto in meno di centoquaranta pagine. Basta che tu non abbia mai letto niente, né un Faulkner, né un McCarthy, ed è tutto bellissimo e spiritualissimo, e nel mezzo del West ti ritrovi gioiellini come «siamo già stati dove non siamo mai stati, e anzi, a dirla tutta, veniamo da lì».

Chi si deve formare è appunto Abel, uno sceriffo diventato leggenda per aver sparato contemporaneamente con due pistole contro due banditi, un colpo detto mistico, ci spiega, e come poteva non essere mistico? Abel si racconta fin da quando era piccolo, alla ricerca di sé stesso, del dare un senso a se stesso, e me lo sono letto, perché, come dice anche D'Aria, «l'inizio è fulminante, poche righe e siamo già dentro fino al collo nel mondo di Abel Crow: Sento una vibrazione, allora sparo. Che ne so, come una vibrazione. Estraggo e sparo». Che incipit, che vibrazione, come fa Baricco a essere così fulminante?

A un certo punto mi sono trovato davanti alla bruja, che a D'Aria è piaciuta tanto, e anche lei dà consigli spirituali a Abel. Una bruja è una strega indiana. Una che «prima di nascere sapeva di essere già nata». Ok. Una che ha passato molte vite. «Per questo gli uomini che giacciono con me hanno visioni, e conoscono il rovescio di se stessi, dove c'è l'orma dell'orso». Sembra scema, invece è una sciamana, stupendo. Questa vecchia scema, pardon, questa figura mistica sciamanica baricchiana, dice cose fondamentali. Tipo: «Non c'è futuro, non c'è passato. C'è un unico respiro. Tu sei già morto tempo fa, quando eri bambino sapevi quello che farai domani, queste parole le hai sentite quando eri da poco uomo, e fra anni ti accadrà di vedere cose che anni fa hai solo ascoltato. Tutto si ricompone, e questa è la vita», insomma come la trama di Ritorno al futuro riscritta da Massimo Recalcati, come faremmo senza Baricco.

Tra l'altro Abel ha anche una donna, incredibile. Si chiama Hallelujah. Più pragmatica della sciamana: «Non ci sarò il giorno in cui ti faranno secco, lo sai? Dice. Siamo a letto. Nudi. Dopo». Il ragionamento a letto tra i due è essenziale: «Tu spari. Ti spareranno. Dici? Dico». Ma magari ti sparassero, Abel, pensi, invece no, perché Abel ha un'anima, ha un maestro mistico, ha tutto quello che si può avere nella vita se pensi come Baricco. Se sai che «la ferita vive in noi introvabile, come una forza pura che tace sotto il nitore della pelle, preparandosi a diventare». La puoi prendere e metterla in un Bacio Perugina, in un biscotto cinese, puoi leggerla e mettertela dove vuoi, è per questo che c'è Baricco.

Ci sono riflessioni sulla vecchiaia di cui potresti fare degli haiku. «Da vecchi, per lo più, si torna a sentire il disegno dei fiori, nell'impossibilità incurabile di ritrovare il labirinto. Ci sarebbe da dolersene, se non fosse che, per una parziale ricompensa del destino, nel palmo dei vecchi l'argento diventa morbido e caldo, tanto che si finisce di masticarlo con la mano tutto il tempo, trovando sollievo al petulante corteggiamento della morte». Non dovete pensare: l'argento masticato nel palmo? Morbido e caldo? Il disegno dei fiori? Ma che stai a di'? No. È un pensiero profondissimo, lascia senza parole. Se non lo capite non siete baricchiani.

Comunque a questo Abel tutti danno consigli spirituali, come neppure in un centro di ritiro zen, sembra di essere, che so, alla scuola Holden, cioè un luogo indefinito della narrativa per adulti radical chic che si colloca tra il catechismo e la prima media, e ci credo che D'aria è impazzita. Perché «l'anima sente quando l'uomo a cui tiri si allinea senza imprecisioni alla canna della tua arma, e in quell'istante percepirai come un respiro fuggevole, o un lazo invisibile teso tra il tuo cuore e il suo». Certo, una cosa così Clint Eastwood non la direbbe mai, direbbe che quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile l'uomo con la pistola è morto, non è spirituale, non è la Rai, non è la D'Urso, non è L'Arena, non è Baricco.

Infine, ci tengo a precisare che Baricco è così sensibile da avvisare il lettore: «Se mi è accaduto di offendere la sensibilità di singoli lettori o di intere comunità me ne dispiaccio. Ma neanche tanto, devo dire, perché la libertà più assoluta è il privilegio, la condizione e il destino di qualsiasi scrivere letterario».

Mi chiedo chi dovrebbe offendersi per un romanzo così delicato e profondo, Heidi? L'ape Maia? La comunità dei baricchiani di sicuro no, sarà felicissima, io come singolo lettore tantomeno, sono uno scrittore ma pagato per leggerti, casomai mi prenderò io le offese sui social dai baricchiani, che mi va benissimo: cosa si può avere di più dalla vita, signora mia.

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