Noi siamo tra quelle che ieri non sono scese in piazza. Le manifestazioni sono state contro Berlusconi e il governo, invece che per la dignità delle donne. Pur rispettando chi manifesta, gli slogan e i toni denotavano una volontà di strumentalizzare il sentire femminile. I cortei hanno riproposto vecchi stereotipi femministi e antiche divisioni; ieri donne contro uomini, oggi donne contro donne con la presunzione di delineare un discrimine impossibile tra buone e cattive.
Se in piazza cerano tante donne, tantissime hanno scelto di non andare. Donne che lavorano, che fanno le madri, che sono impegnate, che sono orgogliose e dignitose tutti i giorni. Siamo state più volte accusate di tacere perché «sotto padrone», per altri versi incriminate perché abbiamo partecipato a iniziative a sostegno del governo; tacciate di aver svenduto i nostri valori e storie personali di militanza. In verità in tv, sui giornali che hanno ospitato le nostre interviste e nelle manifestazioni alle quali siamo intervenute abbiamo difeso le politiche del governo in favore delle donne e non ci siamo tirate indietro neanche sullintervenire sulla questione morale. Ma chi si accoda oggi alle veterofemministe lo fa pensando che le donne siano portatrici di un pensiero unico: il loro. E non accettiamo «scuole di morale» sui comportamenti da chi nel tempo ha scardinato le agenzie educative come famiglia e scuola, sostenendo laborto, il divorzio e i Dico. Nel Paese esiste un disagio, un malcostume diffuso nella società, ma pensare di poter ricondurre la spiegazione del vizio diffuso alle colpe di un solo uomo come capro espiatorio è una mistificazione e una banalizzazione. Come far finta di non sapere che in democrazia i governi si cambiano su mandato popolare, non strumentalizzando le tematiche femminili per ribaltare un governo eletto dal popolo; anzi utilizzare la dignità delle donne ci sembra lennesimo tentativo per conquistare protagonismo e nuove posizioni di potere (da consegnare ad altri uomini). Sappiamo che la questione della selezione della classe dirigente nei partiti così come della rappresentanza nei luoghi della decisione è controversa, riguarda sia gli uomini che le donne. Siamo convinte che il merito, la trasparenza e il percorso politico siano i criteri su cui basare le scelte per la composizione delle liste elettorali e ogni incarico di responsabilità. E anche questa è una sfida che noi vogliamo cogliere.
Isabella Rauti
Paola Frassinetti
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