Brasile - Per la prima volta dopo il no alla richiesta di estradizione di Cesare Battisti, l’ex militante dei Pac (Proletari armati per il comunismo) ha confessato alla stampa brasiliana la sua reazione alla decisione dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva. In un’intervista esclusiva rilasciata al settimanale Brasil de Fato, che sarà in edicola giovedi 27 gennaio, Battisti ha detto che Lula è stato "coraggioso" a negare l’estradizione, ma ha sottolineato che il suo caso è ora usato come moneta di scambio di politica internazionale e strumentalizzato per attaccare il governo federale. "Se Lula avesse preso questa decisione prima di andarsene, gli avrebbero dato addosso perché sconfiggere me equivale a sconfiggere Lula. Ora l’obiettivo principale della destra brasiliana, in questo caso, è colpire il governo di Dilma" ha detto.
Perseguitato "Sono un perseguitato perché scrittore e con un’immagine pubblica. Se non fosse così sarei uno dei tanti, come diversi italiani usciti dal paese per lo stesso motivo. Sono perseguitato dallo Stato italiano" e in Brasile dal sistema "giudiziario". Alla domanda del cronista su cosa pensi delle ripercussioni sulla sua vicenda, Battisti risponde: "È difficile parlare di questo, è la ragione per la quale sono rimasto traumatizzato ed ho avuto bisogno di uno psichiatra. Mi basta vedere in tv qualsiasi cosa riguardante l’Italia anche non su di me e subito... Perdo il controllo, entro in uno stato semi-cosciente - ha detto ancora - ieri, per esempio, una rete tv brasiliana ha parlato di Berlusconi con le sue prostitute e mi è bastato sentire la notizia Italia per rimanere cosi... (tremolante). Quando il mio caso è diventato internazionale, è diventato anche una moneta di scambio per molte cose. Hanno fabbricato - ha concluso - un mostro che non ha niente a che vedere con me".
L'ex terrorista fa la predica Secondo Battisti, le notevoli ripercussioni e la mediaticità del caso lo hanno fatto allontanare dalla sfera giuridica e ottenere maggior attenzione, mettendo in discussione la sovranità e le competenze della presidenza brasiliana. "Non esiste Paese al mondo in cui l'estradizione non è decisa dal capo dell’esecutivo. Immaginate se questa decisione della magistratura brasiliana fosse successa in un altro Paese, come ad esempio la Francia. Sarebbe assurdo, impensabile" ha detto l’ex militante dei Pax.
Il no all'estradizione Battisti, che è in carcere in Brasile dal marzo 2007 ed è stato condannato in Italia all’ergastolo per quattro omicidi, fu processato nel 2009 dalla Corte Suprema (Tsf, Supremo Tribunale Federale), che autorizzò l’estradizione precisando però che l’ultima parola spettava al presidente. Così, nell’ultimo giorno di mandato, l’ex presidente Lula decise di concedere lo status di rifugiato politico in Brasile a Battisti, facendo leva su un parere in tal senso dell’avvocatura generale dello stato.
Il voto all'Europarlamento L’Italia, tuttavia, non ha perso le speranze di ottenere l’estradizione dell’ex militante dei Pac. Due giorni fa i rappresentanti italiani al parlamento europeo hanno presentato una risoluzione che chiede al governo brasiliano di rivedere la sua decisione, anche se l’atto è valido soltanto se rivolto a un Paese membro.
Il testo è stato approvato con 86 voti a favore, uno contrario e due astensioni. Dei voti totali, 77 erano italiani. In pratica, sottolinea il settimanale di sinistra, la risoluzione è stata approvata da appena l’11 per cento dei 736 deputati dell’Europarlamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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