Non facile per il neo direttore musicale dell'Accademia di Santa Cecilia esordire con un'opera difficile come Tosca, per giunta succedendo a un direttore come Antonio Pappano che Puccini lo ha nel Dna. I mezzi ceciliani messi a disposizione di Daniel Harding (cantanti, coro, voci bianche e orchestra) hanno fatto del loro meglio per garantire un'esecuzione all'altezza del titolo e della serata, nonostante un fraseggio a tratti striminzito. La concertazione fra agilità scattanti, voglia di asciugare e raptus roboanti smarriva la cura dei rapporti. Non potendo giudicare dalla tv (abbiamo ascoltato la trasmissione su Rai 5) i rapporti fonici fra orchestra e solisti, abbiamo però potuto capire la caratura dei protagonisti. Bella presenza fisica e vocale (timbro virile e brunito) con tendenza a spingere e a tenere lunghe corone sugli acuti per il tenore Jonathan Tetelman (Cavaradossi); sana, generosa e appassionata Eleonora Buratto (Tosca). Dominatore in una parte (Scarpia), di solito appannaggio di gigioni bercianti, è stato il baritono francese Ludovic Tézier: il suo ingresso a far tacere la cantoria giubilante metteva i brividi.
A parte il perfetto maneggio della dizione italiana, quante sottolineature nel gioco fra il sadico sbirro papalino e l'infoiato amante frustrato! Difficile ricordare un interprete più completo. Quando si sente cantare così si pensa che le opere debbano essere montate in funzione degli interpreti vocali e mai viceversa.
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