
Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, purtroppo, la cultura della prevenzione ancora oggi fa fatica a diffondersi e a radicarsi. La conferma giunge dai dati raccolti nel 2023 da uno studio realizzato da UniSalute in collaborazione con Nomisma. Dall'analisi condotta su un campione rappresentativo di 1.200 individui, è emerso che solo il 41% dei cittadini italiani si sottopone regolarmente a controlli medici.
Di questi il più diffuso è l'esame del sangue effettuato da tre italiani su quattro (75%). Nonostante ciò i vantaggi della prevenzione sono molto sottovalutati. Tra le motivazioni figurano l'abitudine a fare visite solo quando ci si sente poco bene (29%) e la convinzione di non avere bisogno di approfondire il proprio stato di salute (25%).
Perché la prevenzione è importante
Secondo gli ultimi dati Eurostat, l'Italia si posiziona al decimo posto per spesa pro-capite destinata a esami e test diagnostici, con una media di 193 euro annui. Tenendo conto di questa realtà per nulla rosea, e nell'ottica di diffondere sempre più l'importanza della prevenzione, GS LOFT, realtà pioniera del biohacking coaching in Italia, ha posto l'attenzione su cinque esami del sangue fondamentali per la salute, ma ancora poco conosciuti.
In merito si esprime Giacomo Spazzini, coach con oltre 13 anni di esperienza nel settore del wellness e della longevità: «Questi screening vengono generalmente consigliati a soggetti con una predisposizione a determinate malattie o a chi conduce uno stile di vita poco sano. Tuttavia anche chi gode di buona salute dovrebbe monitorare tali parametri».
Viene spontaneo chiedersi perché, nonostante la loro rilevanza, tali esami ancora non facciano parte della routine diagnostica tradizionale. La risposta è semplice. Si tratta di biomarcatori relativamente recenti, poco diffusi nei protocolli standard di prevenzione. Tuttavia la ricerca sta accendendo maggiormente i riflettori su di essi.
La prevenzione parte anche da questi cinque esami
Gli esami che ora andremo ad illustrare sono importanti in per la prevenzione però, come ricorda Spazzini, non bisogna mai dimenticare i pilastri del benessere: alimentazione adeguata e attività fisica costante. A questi, se necessario, si devono integrare determinate terapie farmacologiche.
1. Lipoproteina A o Lp(a)
Si tratta di una lipoproteina aterogena, ovvero possiede la capacità di predisporre alla formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie. Un valore elevato ( > 50mg/dL) può causare malattie cardiovascolari, come infarto, ictus e trombosi. Non esistono farmaci specifici per ridurla, infatti per il 70-90% è determinata geneticamente. Tuttavia è possibile intervenire per ridurre il rischio cardiovascolare complessivo con la dieta giusta (sì a fibre e grassi sani, no a grassi saturi e trans) e con la gestione dello stress.
2. Homa Index
È l'acronimo di Homeostasis Model Assessment, un indice che consente di diagnosticare la resistenza insulinica, un fattore chiave nello sviluppo del diabete di tipo 2, della sindrome metabolica, dell'obesità e delle malattie cardiovascolari. Un valore elevato ( > 2,5) indica che le cellule muscolari, epatiche e adipose stanno progressivamente perdendo sensibilità, causando accumulo di grasso e costringendo il pancreas a produrre quantità sempre maggiori di insulina per mantenere la glicemia stabile.
3. Emoglobina glicata o HbA1c
Rispetto alla glicemia a digiuno, questo valore offre una visione a lungo termine della regolazione glicemica ed è un ottimo indicatore per la diagnosi precoce di alterazioni metaboliche. Un valore elevato (tra 5,7% e 6,4%) anche in presenza di glicemia nella norma, può indicare una condizione di insulino-resistenza o prediabete. L'emoglobina glicata va monitorata soprattutto nei pazienti con determinati fattori di rischio: sedentarietà, sovrappeso, obesità, sindrome metabolica e diabete.
4. Omocisteina
Questo parametro è utile per valutare il rischio cardiovascolare e per monitorare la carenza di vitamina B6, B9 e B12. Tale aminoacido, se presente in grande quanti (31-100 µmol/L) è in grado di favorire la comparsa di ictus, infarto, trombosi, di peggiorare la funzione endoteliale e di danneggiare il sistema nervoso centrale, causando declino cognitivo e demenza. Le carenze vitaminiche, il consumo di alcol e il fumo di sigaretta sono strettamente connessi all'aumento dei livelli di omocisteina.
5. Proteina C reattiva ad alta sensibilità o PCR-hs
Si tratta di un marker grazie al quale si misura il livello di infiammazione dell'organismo. Valori superiori a 3 mg/L indicano una probabilità elevata di eventi come infarto, ictus, malattie autoimmuni, arteriopatie periferiche e arterosclerosi.
Per mantenere stabili i valori della proteina C reattiva ad alta sensibilità è consigliabile adottare un'alimentazione dal potere antinfiammatorio ricca di fibre, omega 3, polifenoli, non trascurare l'esercizio aerobico moderato e tenere a bada lo stress.Leggi anche:
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