Beni culturali, altri due gioielli italiani nel patrimonio dell'umanità

L'Unesco inserisce fra i siti da tutelare i monumenti della civiltà longobarda (sette fra Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Umbria, Campania e Puglia) e le palafitte preistoriche dei laghi alpini e delle pianure pedemontane

Sono 25 i nuovi siti registrati nella lista del Patrimonio dell'Umanità Unesco, selezionati dalla Commissione riunita in questi giorni a Parigi. Sono tre proprietà naturali, 21 siti culturali e una mista; due sono state aggiunte alla lista del patrimonio mondiale in pericolo e un'altra ne è invece uscita togliendosi la maglia nera. Così la World Heritage List sale a 936 siti: 183 naturali, 725 culturali e 28 misti.
Due nuove iscrizioni per l'Italia nella lista dei beni culturali: i luoghi del potere dei Longobardi (568-774 dC) e i siti palafitticoli preistorici nell'arco alpino che l'Italia condivide con Svizzera, Austria, Francia, Germania e Slovenia.
Da Parigi dove si è svolta la 35/a sessione del Comitato Patrimonio Mondiale, l'Italia conferma con due new entry il suo primato nella prestigiosa lista dell'Unesco, salendo a quota 47.
Per il Belpaese grande soddisfazione, commenta il ministro Galan. Che però avverte: «ora a questo patrimonio bisogna restituire visibilità».
Primi ad essere accolti, sabato a tarda notte, sono i tesori longobardi: sette luoghi che raccontano oltre due secoli di storia, arte e cultura, dalla metà del VI secolo dopo Cristo fino quasi alla fine dell'VIII, quando Carlo Magno ebbe la meglio sul loro ultimo re, il bresciano Desiderio. L'Italia, d'altronde, è il solo paese dove la civiltà longobarda, partita dal Nord e dal Centro Europa, con tutta probabilità dalla Scandinavia, si è espressa in forme monumentali.
Era la primavera del 568, quando i Longobardi, guidati da re Alboino, si mossero dall'Ungheria e attraversarono i valichi delle Alpi Orientali per lanciarsi alla conquista dell'Italia.
Prima tappa, del tour longobardo allora è Cividale del Friuli, la romana Forum Iulii. Da lì, con il Tempietto longobardo, i resti del Palazzo Patriarcale e con il Museo Archeologico Nazionale, parte l'itinerario accolto dall'Unesco. Una strada
che dal Friuli passa alla Lombardia, con il Complesso Monastico di S.Salvatore-S.Giulia a Brescia, poi a Castelseprio, in provincia di Varese, con il Castrum e la Chiesa di S.Maria foris portas. Fin qui la Langobardia Major, quella che ha dato il nome alla attuale Lombardia. Ma gli uomini di Alboino e dei re che gli succedettero si spinsero anche oltre. Dopo le Alpi valicarono gli Appennini e dal Nord Italia passarono al Centro e al Sud, fondando la Langobardia Minor, costituita dai ducati centro meridionali di Spoleto e Benevento. L'itinerario si sposta allora in Umbria, con la Basilica di Spoleto (Pg) e poi a Campello, sempre in provincia di Perugia, con il Tempietto sul Clitunno. Dall'Umbria alla Campania, a Benevento, con il Complesso di Santa Sofia con la Chiesa e l'annesso Chiostro, parte dell'Abbazia che oggi ospita il Museo del Sannio. Infine la Puglia, con Monte S.Angelo, sul Gargano, che ospita il Santuario di San Michele.
Ma c'è un'Italia patrimonio dell'umanità che risale anche a molto più indietro nel tempo. È quella delle testimonianze primitive, 111 villaggi su palafitte - una selezione di quelli più interessanti e meglio conservati sul totale dei mille noti - che ci restituiscono i resti di una storia antichissima che, estendendosi per un arco temporale di quattro millenni, restituisce una testimonianza preziosa per capire la nascita delle società moderne. L'itinerario per conoscerli tutti passa per cinque regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e varca i confini italiani toccando anche Svizzera, Austria, Francia, Germania e Slovenia. Le strutture più antiche sono comunque quelle italiane, trovate sul lago di Varese, che risalgono al Neolitico e sono state datate al 5.000 avanti Cristo. Ma altre palafitte, dell'antica e media età del Bronzo (2.200-1400 a C), sono state recuperate nella regione del Lago di Garda o nei piccoli laghi alpini del Trentino e nei bacini del Piemonte, mentre insediamenti di palafitte sono conosciuti anche nella pianura padana e nella fascia pedemontana del Friuli.
Gli altri 19 siti culturali rientrati nel patrimonio Unesco sono: l'area storica di Bridgetown e il distretto Garrison (Barbados), il paesaggio sul West Lake di Hangzhou (Cina), il paeaggio del caffè della Colombia, il giardino Persiano in Iran, il paesaggio di Konso in Etiopia, il paesaggio agro-pastorale del Mediterraneo di Causses e Cévennes (Francia), la fabbrica Fagus a Anfeld (Germania), i templi i giardini e siti archeologici di Hiraizumi e il Buddhismo della Terra Pura (Giappone), Fort Jesus a Mombasa (Kenya), i complessi petroglifi di Altai (Mongolia), la Cattedrale di León (Nicaragua), il Delta del fiume Saloum (Senegal), il paesaffio di Serra de Tramuntana (Spagna), i siti archeologici dell'isola di Meroe (Sudan), i villaggi antichi della Siria del Nord, il complesso della Moschea Selimiye di Edirne (Turchia), i siti di Al Ain (Hafit, Hili, Bidaa Bint Saud e le aree delle oasi) negli Emirati Arabi, la residenza dei patriarchi della Bukovina e della Dalmazia (Ucraina) e la cittadella della dinastia Ho in Vietnam.
Le proprietà naturali sono in tre continenti: la Ningaloo Coast in Australia, le Isole Ogasawara del Giappone e il sistema dei Laghi nella Great Rift Valley del Kenya.
La proprietà mista è l'Area Protetta di Wadi Rum in Giordania. Rientrano poi nelle estensioni le foreste primordiali di faggio dei Carpazi e le antiche foreste di faggio della Germania (Slovacchia, Ucraina, Germania).


Sono state aggiunte alla lista del patrimonio mondiale in pericolo la Riserva della biosfera del Río Plátano in Honduras e la Foresta tropicale di Sumatra in Indonesia. E' stato promosso, uscendo da questa lista nera, il Parco nazionale di Manas in India.

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