È un primo passo, anche se ne serviranno altri. Alla vigilia dell’attesissimo Consiglio europeo che si è tenuto ieri a Bruxells, Silvio Berlusconi non aveva nascosto i suoi timori sui destini dell’euro e dunque dell’Europa. Certo, lo aveva fatto in privato - incontrando a Marsiglia la delegazione di parlamentari del Pdl presenti al congresso del Ppe - mentre in privato i toni erano stati sì preoccupati ma non allarmati. Le notizie che arrivano da Just Lipsius, però, sembrano rasserenare il quadro. E chi ha occasione di sentire il Cavaliere lo trova più prudente e forse anche un pizzico ottimista. Perché alla fine è arrivata l’apertura affinché la Banca centrale europea possa sostenere il cosiddetto fondo salva-Stati e perché l’accordo è quasi unanime sulla revisione dei trattati, anche se i tempi sono un po’ lunghi.
Due punti su cui l’ex premier ha le idee chiare, anche se rispetto al ruolo dell’Eurotower la sua convinzione è che si dovrebbe arrivare al più presto ad una Bce in grado di stampare moneta come la Fed, così da poter coprire i debiti dei singoli Stati. Non rinunciabile, poi, è la revisione dei trattati, anche se il timore è per quegli Stati che dovranno pronunciarsi con i referendum. Il sentimento antieuropeo - è il ragionamento di Berlusconi - in questo periodo è così forte che si rischiano delle bocciature che potrebbero essere clamorose.
E anche Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue, è moderatamente ottimista. Certo, dice, «parlare di risultato ottimale è un’esagerazione, ma siamo moderatamente soddisfatti». Si tratta di un primo segnale serio «verso una governance economica e finanziaria per difendere l’euro». Secondo Tajani, «quanto costruito durante il vertice europeo» significa «essere all’inizio, non alla fine di un percorso». E per riuscire ad arrivare davvero fino in fondo è necessaria «più politica», dal momento che il fine è quello «di andare verso un maggiore coordinamento della nostra politica per arrivare in un futuro prossimo agli Stati uniti d’Europa attraverso un percorso non a breve ma a medio termine». Secondo il vice presidente della Commissione, però, «se vogliamo anche un’Europa politica abbiamo bisogno che la Bce si occupi anche di crescita e per fare questo ha bisogno di avere poteri diversi».
Lo definisce «un bel giorno» anche l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Perché, spiega, «nonostante certi egoismi nazionali dei governi dei Paesi membri», l’Europa «regge a dure prove ed aggrega nuovi soggetti alla sua missione». E in questo senso è un passo importante l’adesione della Croazia che, dice, «negli anni alla Farnesina ho particolarmente seguito e sostenuto». Un bel giorno, anche se il bicchiere è sia mezzo pieno che mezzo vuoto.
In passato - conclude Frattini - abbiamo visto vertici piú complessi e drammatici di quello di oggi. Il lato negativo è «il fallimento di un’intesa a 27», la cosa buona è «un’Europa a 17 con un accordo importante che darà alla Bce un potere molto importante».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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