Nella prefazione al suo libro Capitalism and freedom, Milton Friedman s'interroga su quale tipo di libertà, qualora uno fosse chiamato a scegliere, sia più importante: quella politica o quella economica? La risposta è «quella economica», ed il motivo è molto semplice. La libertà politica, senza la capacità dell'individuo di gestire se stesso, ovvero la propria volontà di intraprendere, guadagnare, produrre può venire facilmente cancellata dagli arbitri dei governanti di turno. La libertà economica, invece, racchiude la capacità dell'individuo di svilupparsi autonomamente, di tracciare gli argini del proprio agire e quindi di accrescere anche la propria sete di libertà individuale, che poi avrà esiti politici verso strutture istituzionali a più alto tasso di libertà.
In un libro appena pubblicato, Il viaggio della libertà (Liberilibri), Rainer Zitelmann, importante sociologo e storico tedesco, ha raccontato un'impresa piuttosto straordinaria. Zitelmann, gran liberale, si è imbarcato in un viaggio lungo quasi due anni che lo ha portato in giro per il mondo cercando di capire, così recita il sottotitolo del libro, quali sono le cause della povertà e della ricchezza nei paesi che ha visitato. E la risposta è che solo dove vi è libertà economica, e quindi mobilità sociale e spirito d'intrapresa, vi è davvero capacità di uscire dalla trappola della povertà. Perché è proprio nella povertà che Zitelmann individua il problema principale che un sistema liberale e capitalista può permettere progressivamente di attenuare moltissimo se non superare del tutto.
L'aspetto particolarmente interessante del libro di Zitelmann è che sono in realtà i cosiddetti paesi in via di sviluppo il vero centro d'interesse del suo viaggio. È in questi paesi, spesso storicamente poveri, che si possono rintracciare con più precisione le ragioni di determinate condizioni economiche e sociali e il modo in cui, nel corso del tempo, si è stati in grado di uscirne e di migliorare esponenzialmente le condizioni di vita dei cittadini.
Ne viene fuori un anomalo e ricchissimo diario di viaggio che permette di rendersi conto di cosa succeda in luoghi di grande importanza ma che spesso ignoriamo del tutto, o quasi. Se Zitelmann passa in rassegna praticamente tutti gli Stati dell'America Latina, con la loro storia di successi e di disastrose cadute, fino a nuove speranze come quella rappresentata da Milei in Argentina, è probabilmente parlando di due Paesi ex socialisti come la Polonia e il Vietnam che il libro dello storico tedesco raggiunge la sua sintesi più felice.
Leggendo il libro si vedrà, infatti, come in questi due luoghi straordinariamente diversi per storia, cultura e religione, la progressiva liberalizzazione dell'economia, unita a degli animal spirits evidentemente pronti a scatenarsi, abbia cambiato radicalmente il corso della loro storia e quello del benessere dei loro abitanti.
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