Washington - Le elezioni di midterm del 2010 verranno ricordate come quelle della vittoria "dimezzata" per i repubblicani: com'era stato pronosticato dai sondaggi il Gop ha conquistato la Camera ma non è riuscito a strappare la maggioranza anche al Senato (l'impresa non era semplice, visto che si rinnovava solo un terzo della Camer alta). Saranno ricordate anche come il battesimo ufficiale del Tea Party, il movimento indipendente che si richiama alla ribellione dei coloni americani contro le tasse inglesi (Boston Tea Party, 1773). Ma forse saranno ricordate per la nascita del "nuovo Obama" repubblicano, il trentanovenne Marco Rubio.
L'astro nascente è figlio di cubani Poteva sembrare una meteora. Molti lo pensavano quando il vecchio senatore Bob Dole scorse in lui, nel 1996, un giovane con molta passione e buone qualità. Dopo anni di esperienza nel parlamento della Florida ormai è lanciatissima nel panorama conservatore americano. Avvocato, figlio di esuli cubani fuggiti dall’Avana a Miami, è il candidato che ha fatto registrare la vittoria più significativa alle elezioni di metà mandato. In Florida Rubio non ha solo sconfitto gli avversari, ma li ha stracciati: due milioni e mezzo di voti per lui (48,8%), contro il milione e mezzo ottenuto dall’ex governatore repubblicano Charlie Crist (29,8%), presentatosi come indipendente, e il milione avuto dal democratico Kendrick Meek (20,2%).
La spinta del Tea Party La vittoria di Rubio era annunciata, ma è arrivata con proporzioni superiori alle attese e senza il sostegno dell’establishment repubblicano. Proprio per questo Rubio può guardare al futuro con un certo ottismismo. E' lui, a meno di clamorosi errori, il futuro del partito. Sono d'accordo tutti gli osservatori politici. Potrebbe essere la risposta repubblicana a Obama: è giovane, è ispanico, è ambizioso, è televisivamente vincente ed è abbastanza furbo da evitare di sovrapporsi, politicamente, all’immagine di Sarah Palin.
Niente foto con la Palin In uno degli ultimi comizi tenuti ad Orlando, in Florida, Rubio ha evitato di farsi immortalare accanto all’ex governatrice dell’Alaska, che pure era si era presa la briga di andare fino lì per appoggiarlo. Il suo problema, ora, è non farsi risucchiare dai giochi di palazzo. Passata la sbornia elettorale lui che ha sempre dichiarato di sostenere i Tea Party ha già iniziato a defilarsi.
Ad esempio, su un tema chiave come quello dell’immigrazione, non ha espresso una posizione chiara. Anche perchè il partito ufficialmente è a favore di politiche restrittive, lui invece, figlio di immigrati, non può assumere una simile posizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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