Dunque, prendiamo nota: se una nomina arriva da sinistra è una libera scelta, prova indiscutibile del funzionamento della democrazia. Se una nomina arriva da destra, è un atto di sopraffazione come una manganellata fascista e un passo verso un regime dittatoriale.
Dunque riprendiamo nota: ieri la commissione Cultura al Senato ha dato il via libera alla nomina di Pietrangelo Buttafuoco a presidente della Biennale di Venezia. Il centrodestra dunque ha scelto un intellettuale sicuramente d'area (ma organico solo a se stesso) alla guida della più importante istituzione culturale italiana, riportata a livello internazionale dalla lunga gestione Baratta. Ovvia la soddisfazione del centrodestra, espressa dal senatore della Lega Roberto Marti, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama e da Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d'Italia a nome dei componenti del partito in commissione Cultura alla Camera.
Naturale la reazione della sinistra. «Abbiamo votato contro la nomina di Pietrangelo Buttafuoco alla presidenza della Fondazione la Biennale di Venezia. Come abbiamo spiegato anche in Commissione, le motivazioni non riguardano la persona, ma le forme e i modi in cui questa nomina è avvenuta, che confermano una logica di occupazione delle istituzioni culturali da parte della Destra, che abbiamo già contestato nel caso del Centro sperimentale di Cinematografia. Una modalità a cui continueremo ad opporci. Perseveriamo nel pensare che le istituzioni culturali vadano trattate con grande accortezza e fuori da logiche di spartizione». Pensiero perfetto nella sua prevedibilità. Lo ha espresso la senatrice Cecilia D'Elia, capogruppo del Pd nella Commissione Cultura.
Dunque, annotiamo per la terza volta: l'Italia sembrava, ma non era, un Paese dove qualunque carica a qualunque istituzione culturale toccasse per diritto (non certo divino) al Partito democratico e ai suoi fedeli intellettuali. Eppure giureremmo di aver visto dozzine di registi, scrittori, burocrati, professori giurare «eroicamente» fedeltà a chi comandava in campo culturale, snobbando «soltanto» il resto d'Italia, che non tra parentesi sarebbe la maggioranza della popolazione. In realtà, favole a parte, la sinistra non ha seguito la logica spartitoria soltanto perché ha occupato tutto l'occupabile, senza lasciare nemmeno le briciole agli altri. La totale mancanza di ricambio ha condotto le nostre istituzioni culturali allo stato attuale: la completa, o quasi, irrilevanza.
Purtroppo la cultura ha una necessità non negoziabile, il dibattito, senza il quale l'intelligenza si addormenta.Per Buttafuoco, inizia una sfida difficile: la Biennale è una macchina enorme e non bastano le idee per farla funzionare. Bisogna anche sapere quali leve tirare e in quale momento...
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