Non può essere una semplice coincidenza. Alla vigilia dell’ennesimo Milan-Juventus, una sfida che da sempre rappresenta lo snodo di qualcosa di importante, sugli scaffali delle librerie duellano le autobiografie di due icone che, del Diavolo e della Signora, incarnano glorie passate: Franco Baresi e Gigi Buffon.
Per Baresi, 64 anni, l’addio al calcio è roba vecchia; per Buffon, 46 anni, il commiato dalla porta è cosa tanto recente che i guanti appesi al chiodo sembrano ancora dondolare. Entrambi hanno scelto ora di svelarsi in romanzi di vita dove le gioie calcistiche dribblano i dolori esistenziali. Coppe trionfali sollevate in aria e tacchettate sanguinose che cicatrizzano l’anima. Baresi e Buffon hanno ne hanno goduto e patito. Finora in segreto. Ora non più. In età matura meglio condividere gli abissi, magari dando ascolto a quella strana vocina che parte dalle viscere e arriva al cervello.
Risultato: Baresi si confessa nelle 213 pagine di «Ancora in gioco: il viaggio interiore del capitano» (Sperlin & Kupfer), Buffon si racconta nelle 246 pagine di «Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi» (Mondadori).
Scritture avvincenti dove il football resta sullo sfondo, a dominare il gioco sono invece le emozioni «altre», quelle pesanti: groppi in gola che passano attraverso mali oscuri di diversa natura. Dai quali però si può sempre guarire, e poco conta se sei un campione venerato dalla folla o una persona normale. E questo il messaggio che ci lanciano Baresi e Buffon che, al termini della lettura dei libri, chiamerai semplicemente Franco e Gigi. A ben guardare c’è forse una parola magica e sconosciuta che lega le due autobiografie: è un termine finlandese intraducibile in italiano perché tipico della cultura scandinava: Sisu, che deriva da sisus (intimo, interiore); una specie di coraggio alimentato da paura e determinazione inimmaginabili.
Baresi e Buffon evocano il divino Sisu inconsapevolmente, descrivendoci un percorso di rinascita che conduce l’icona rossonera fin nella foresta amazzonica, mentre l’eroe bianconero ritrova dentro di sé la forza di cauterizzare le bruciature. Con l’orgoglio, in entrambi i casi, di ritrovarsi in piedi. Più forti di prima.
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