Edoardo Bove è stato operato. Al calciatore viola è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo per il malore accusato il 1° dicembre nel corso di Fiorentina-Inter. L'intervento è stato effettuato presso l'Utic, l'Unità di terapia intensiva cardiologica dell'ospedale Careggi di Firenze dove il 22enne è ricoverato da mercoledì scorso, una volta uscito dalla fase critica.
Secondo il protocollo sanitario dell'ospedale, l'inserimento del defibrillatore è necessario per poter essere dimesso in quanto Bove è arrivato nella struttura sanitaria con un problema che si è rivelato di natura cardiaca. In questi interminabili e complicati giorni, Bove si è sottoposto a numerose analisi per capire la causa del malore. Il quadro clinico è ormai piuttosto chiaro, dall'aritmia ventricolare al basso potassio nel sangue e alla miocardite post Covid, ma i medici vogliono vederci chiaro sulla relazione tra la cicatrice alla membrana del cuore lasciata dalla miocardite avuta nel 2020 e l’arresto cardiaco della settimana scorsa.
"Nel caso di Bove si tratta di un'aritmia cardiaca complessa, che genera un'impossibilità del sangue di arrivare agli organi - sottolinea Giacomo Mugnai, elettrofisiologo dell'ospedale universitario Borgo Trento di Verona -. Può essere a causa di una carenza di potassio e di una miocardite che aveva già avuto in passato. Possiamo fare delle supposizioni in merito a dei rischi aumentati in seguito alla miocardite. Ad oggi può essere intercettata la stragrande maggioranza di possibili problemi cardiaci, infatti il rischio di morte è stato ridotto. Però restano alcuni casi che non possono essere diagnosticati dalle visite. Bisogna educare alla defibrillazione in campo, anche il personale non sanitario".
Il centrocampista della Fiorentina tornerà così a casa tra giovedì e sabato e terrà per un po' di tempo, un paio di mesi almeno, il dispositivo rimovibile, in attesa di ricevere il risultato di tutti i test fatti in ospedale. Poi deciderà autonomamente se tenerlo, toglierlo o passare a una versione definitiva. La scelta, tra un paio di mesi, tutto dipenderà dal risultato della terapia farmacologica e dalle analisi genetiche. Sul possibile ritorno in campo, come noto le regole in Italia riguardo alla possibilità di giocare a calcio con un defibrillatore sottocutaneo sono severissime.
Se Bove si trovasse costretto a tenerlo in maniera permanente, per lui non ci sarà modo di tornare in campo in Italia ma solo all'estero, cosa capitato per esempio all'ex interista Christian Eriksen, con il danese che, dopo il malore a Euro 2020, ha lasciato i nerazzurri per trasferirsi in Premier League, prima al Brentford e poi al Manchester United.
Sulla questione è intervenuto all'Adnkronos Salute Massimo Grimaldi, presidente designato dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e direttore di Cardiologia dell'Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti di Bari, con termini tassativi:"Rimuovere un defibrillatore è una follia e non credo che quello inserito oggi al calciatore Bove sarà rimosso perché parliamo di prevenzione secondaria".
Un parere dunque che non lascia spazio alla libertà di scelta.
"Se il ragazzo avesse avuto un arresto cardiaco provocato da una causa non removibile con certezza, il defibrillatore è l'unica strada ed è il protocollo che sarebbe seguito in ogni caso, al di là del fatto che sia giovane e atleta - precisa Grimaldi -Va impiantato con una indicazione assoluta perché è un dispositivo per la prevenzione secondaria, ovvero il defibrillatore non previene l'evento, ma lo può risolvere quando accade".Ogni conclusione sul futuro di Bove sarebbe ad oggi prematura, nel frattempo a Firenze non vedono l'ora di riabbracciare Edoardo. Questa è la cosa che conta più di tutto.
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