"Vai male a scuola? Niente calcio". Ma c’è chi non è d’accordo: "Ricatto"

"Vai male a scuola? Niente calcio". Ma c’è chi non è d’accordo: "Ricatto"
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Un tempo si chiamava strategia del "bastone e carota" e a praticarla nei riguardi dei figli erano i papà e le mamme di buonsenso. Il concetto di fondo era il seguente: se ti comporti bene a scuola, poi noi ti facciamo un regalo. Questo patto di reciproca responsabilità, stipulato nella notte dei tempi, ha trovato applicazione fino a un paio di generazioni fa; poi qualcosa si è rotto, non si sa bene per colpa di chi o di cosa; certo, si può scaricare tutto sui «tempi che sono cambiati»", ma sarebbe solo un modo fin troppo facile per liberarci la coscienza. Sta di fatto che oggi un figlio se non si «comporta bene a scuola» può comunque pretendere di essere ricompensato per ciò che non è stato in grado di garantire negli studi.
Non solo: se un professore si permettesse di farglielo notare con toni perentori o voti troppo bassi, rischierebbe di essere aggredito dall’alunno in questione o, peggio, dai suoi genitori al grido di «Ma come ti sei permesso!». Insomma, c’è una larga fetta di genitori (e tanti episodi di cronaca lo comprovano) che non si fa scrupolo nel porsi, a prescindere, dalla parte dei figli, compresi i più indifendibili: e se la scuola italiana oggi è quello che è, la colpa andrebbe data pure a questa gente qui.
Sintomatico quanto accaduto dopo le recenti parole - di assoluto buonsenso - espresse nei giorni scorsi dal presidente del Mantova Calcio, Filippo Piccoli che durante una festa pre natalizia, rivolgendosi ai suoi calciatori del settore giovanile, ha chiesto: «Si alzi in piedi chi ha più di due insufficienze a scuola». All’appello hanno risposto una trentina di studenti ai quali Piccoli ha posto il seguente aut aut: «Se entro marzo non avrete rimediato, la prossima stagione non giocherete più nel Mantova. Entreremo in contatto con le scuole e verificheremo».
Piccoli, opportunamente, non ha risparmiato neppure le mamme e i papà (alcuni dei quali spesso, dalle tribune dove seguono le partite dei figli, offrono esempi di imbarazzante maleducazione): «Mi sono reso conto che c'è una corsa al gol, al risultato, anche da parte dei genitori. Ci sono dei familiari che si lamentano se il ragazzino non gioca o se viene sostituito, ma ritengo che un bambino di dieci anni debba innanzitutto divertirsi. Servono messaggi formativi, tutto parte dalla cultura. Vorrei trasmettere dei principi sani e andare bene a scuola è uno di questi. Preferisco avere tanti ragazzi bravi nello studio, piuttosto di tanti bravi calciatori». Parole sante. Quindi tutti d’accordo col presidente del Mantova? Macché: per un Valditara, ministro dell’Istruzione, che ha applaudito le parole di Piccoli, ci sono stati moltissimi genitori che le hanno bollate come «ricattatorie».
Tra loro perfino un docente decisamente sui generis: Andrea Maggi insegnante di Lettere e volto noto tv in qualità di professore nel docu-reality di Rai 2 «Il collegio». Ecco la sua opinione sull’iniziativa di Piccolo: «Un errore, anzi, una violenza, negare il posto in squadra a chi ha insufficienze a scuola. Una punizione che non ha ragione di essere.

Perché l’insufficienza non è una colpa né lo sport dev’essere usato come arma di ricatto, perché così non si fa altro che far odiare la scuola». Come direbbe Crozza imitando il governatore Zaia: «Ragionateci sopra...».

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