Roma - Il Pdl chiede le dimissioni di Fini. E lo fa ufficialmente attraverso il portavoce del partito, Daniele Capezzone. La casa di Montecarlo ricevuta in eredità da An e affittata al cognato Giancarlo Tulliani è il cuore del dibattito "estivo" nel centrodestra. "Serve un atto di dignità politica, le dimissioni". Stizzita la replica di Bocchino, capogruppo di Fli alla Camera: "Fini ha chiarito, basta aggressioni mediatiche. Se non arrivano smentite addio dialogo".
Capezzone: "Serve un atto di dignità" Capezzone, portavoce del Pdl, scgelie una nota per l'attacco frontale: "Se Fini vuole compiere un atto di dignità e non di viltà politica, deve rassegnare le dimissioni da presidente della Camera. Le sue dimissioni sono ormai inevitabili per due ragioni. Primo: è ormai un caso pubblico, per milioni di cittadini, la scarsa trasparenza della situazione relativa alla casa monegasca, e quelle fornite ieri da Fini sono delle 'non spiegazioni'. Per altri, in circostanze meno gravi, i finiani hanno reclamato dimissioni immediate: noi siamo garantisti, ma ora sta a loro mostrare coerenza rispetto alle loro stesse richieste di poche settimane fa. Secondo: Fini non è più super partes, e da tempo, nella sua funzione di terza carica dello Stato. È inaccettabile che Fini intervenga quotidianamente nel dibattito politico, per dividere anzichè per unire, trasformando una funzione di garanzia in un ruolo di capofazione che organizza la sua corrente e trama contro il governo e la maggioranza scelti e confermati dagli italiani. Tutto ciò non è più accettabile. Almeno, ci risparmi lo spettacolo di vedere il solito politico aggrappato alla sua poltrona fino all’ultimo momento possibile".
Bocchino non ci sta "Irricevibile e irresponsabile". Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e libertà alla Camera bolla così la richiesta di dimissioni dalla presidenza della Camera. "Fa parte di una strategia di aggressione politico mediatica - afferma Bocchino -. Non si capisce perché Fini si dovrebbe dimettere per una vendita tra privati da cui non ha ricevuto nessun beneficio. È una richiesta irricevibile e irresponsabile come lo sarebbe se qualcuno chiedesse a Berlusconi di dimettersi da presidente del Consiglio per come ha comprato la sua villa dall’erede Casati, assistito dall’avvocato Cesare Previti". Quanto ai rapporti nella maggioranza, "i falchi - dice Bocchino - continuano a cercare lo scontro per andare al voto e addossare a noi la colpa dell’incapacità di portare a termine il programma. Ma noi non toglieremo mai la fiducia al governo, fino all’ultimo giorno della legislatura e in parlamento voteremo tutto".
La richiesta di smentita "Se Berlusconi ha ancora un pizzico di rispetto per la democrazia e le istituzioni smentisca immediatamente il portavoce del suo partito e stoppi la campagna vergognosa del Giornale". Attacca ancora Bocchino. Per il capogruppo di Fli in queste condizioni non c’è possibilità alcuna di avviare un confronto con Berlusconi, a partire dal piano in quattro punti per un nuovo patto di legislatura: "Noi siamo disponibili al dialogo, ma la precondizione per qualsiasi tipo di confronto è che Berlusconi fermi questa campagna contro Fini. Non posso aprire alcun dialogo mentre gli avvoltoi volano sul capo del mio leader politico".
Storace: "Fini se ne vada" Anche il segretario de La Destra, Francesco Storace, chiede a Fini di dimettersi. "Lasciare la 'cadrega' e sparire per un bel po'. Tanto, il rifugio ce l’hai. A Montecarlo". Lo dice con un editoriale pubblicato sul suo blog. Secondo Storace ci sono diversi motivi «anche etici» perch‚ Fini lasci il suo incarico. "Primo: per difendersi dal comportamento simile alle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano, se la prende con Berlusconi e i suoi giornali. Peccato - annota Storace - che la risposta la dà dopo che gliel’ha sollecitata il Corriere della Sera di ieri". Secondo il segretario de La Destra "che affidabilità ha un leader politico che assurge alla terza carica dello Stato se è incapace persino di resistere alle pressioni del fratello della fidanzata? Dice di aver provato disappunto nel sapere che Tulliani era entrato nella casa donata dalla Colleoni ad An.
E perché non lo ha buttato fuori? Senza l’inchiesta del Giornale, nessuno ne avrebbe saputo nulla. Che differenza c’è con il caso Scajola? Quest’ultimo è stato costretto alle dimissioni senza indagine penale. Ha pesato una questione di opportunità, tale e quale a quella che tocca a Fini".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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