Capire i segreti di Internet? È capire un tubo. Viaggio al centro della Rete fra cavi, gomme, fibre e una luce che parla di noi

Andrew Blum ci guida alla ricerca del lato materiale del web, fatto di grovigli di palazzi, scatole e router.

Capire i segreti di Internet? È capire un tubo. Viaggio al centro della Rete fra cavi, gomme, fibre e una luce che parla di noi

È giusto che Tubi (minimum fax, pagg. 300, euro 20) di Andrew Blum, giornalista americano, si apra con questa citazione di Melville: «Non è segnata su nessuna mappa: i luoghi veri non lo sono mai». Primo, perché la meta dei viaggi di Blum, appunto, non è di quelle che uno si metterebbe a cercare su una mappa; secondo, perché Blum, come il Capitano Achab, ha una sua balena da inseguire. La sua ossessione si chiama Internet, con la «I maiuscola», intendendo la parola come «un nome proprio», una realtà da sottrarre alla dimensione delle tante cose che diamo per scontate nella nostra esistenza quotidiana. E «realtà» è una parola chiave, nel viaggio/ossessione di Blum, perché ciò che lui vuole indagare, scoprire, toccare con mano e raccontare è proprio la materialità del mondo, apparentemente così immateriale, di internet e delle sue connessioni. Partiamo dunque con lui, per questo «Viaggio al centro di Internet», come recita il sottotitolo alla Jules Verne, fra hub, data center, router, scavi, garage, palazzi, celle e, ovviamente, tubi.

LO SCOIATTOLO

Un giorno, Blum si è ritrovato senza connessione in casa. Succede, ma l'incidente gli ha aperto un mondo: infatti, la colpa dell'interruzione era di uno scoiattolo, che aveva rosicchiato il rivestimento di gomma del cavo che si collegava alla cabina della fibra. Et voilà, Blum ha visto, sotto i suoi occhi, internet, anzi Internet, nella sua inaspettata fisicità: le connessioni sembrano tanto eteree, invece no, è tutta una faccenda di tubi. Bisogna andare a esplorarli, questi tubi. E Blum dedica un paio d'anni all'impresa.

UN (BEL) TUBO

Quando parliamo di Internet, dice Blum, parliamo di «una serie di tubi». E i tubi sono proprio dei tubi veri, e ci circondano tanto quanto la Rete (anche questa maiuscola) ma, a differenza di essa, sono qualcosa di assolutamente reale, tangibile, prezzabile, commerciabile, affittabile, edificabile e localizzabile: Internet ha i suoi luoghi, e i suoi tubi. «Esistono tubi sotto l'oceano che collegano Londra e New York. Tubi che collegano Google e Facebook. Ci sono edifici pieni di tubi e centinaia di migliaia di chilometri di strade e ferrovie lungo le quali, interrati, scorrono tubi. Tutto quello che facciamo online passa attraverso un tubo. Quei tubi contengono (in linea di massima) fibre di vetro. E in quelle fibre c'è luce. Codificati in quella luce, in misura sempre maggiore, ci siamo noi». Poetico? Già.

IL CARTOGRAFO

Markus Krisetya, cartografo, è un uomo che mappa Internet per TeleGeography: ne delinea «la dorsale», i collegamenti fra città; i carichi di traffico della rete (disegnati con linee più sottili o più spesse, rosse e gialle); il percorso dei cavi sottomarini, che collegano i continenti. Il suo lavoro più importante è il Global Internet Geography, un rapporto annuale venduto a 5.495 dollari. Le mappe vengono stampate a Milwaukee e Krisetya, come un cartografo medievale, esamina «ogni centimetro della prova di stampa». PALAZZI DI INTERNET

Esistono edifici «pieni zeppi di internet», luoghi di connessione in cui i soffitti sono invisibili, e tutto è sommerso da grovigli di cavi, «attorcigliati fra loro come radici di una mangrovia». Tubi grossi, tubi sottili, tubi penzolanti, tubi scoperti, tubi aggrovigliati fino alla vita. Blum parte da uno di questi edifici a Milwaukee per poi arrivare ai «templi» globali dei tubi: il gigantesco Paix, ovvero il Palo Alto Internet Exchange, «un imprescindibile crocevia dove tutte le reti si connettono»; Ashburn, in Virginia, dove esiste un immenso centro futuristico dall'aspetto di una serie di capannoni che è il luogo di connessione più importante del pianeta (qui Blum vede i cavi finire nella terra, «la cucitura fra il cervello globale e la crosta geologica» e sente «l'odore di Internet»); New York, al 111 dell'Ottava Avenue (acquistato da Google), al 60 di Hudson Street e al 32 di Avenue of the Americas (edifici storici dell'epoca del telegrafo, che ha prestato i suoi cavi a Internet...).

LA MAPPA DEL MALANDRINO

Tutti i cavi portano a un router. E ogni router ne trascina altri dietro di sé, ed è attraverso i router che passano i «pacchetti», ovvero le «porzioni di dati». I signori di TeleGeography sono in grado di tracciare i percorsi di ogni singolo pacchetto, grazie a un programma che si chiama Traceroute. È come possedere la Mappa del malandrino di Hogwarts: vedi dove si muove ogni persona del Castello, anche se quella è convinta di farlo in totale libertà.

COME YOGINI

Blum conosce moltissimi signori della Rete, ingegneri con qualifiche varie, che prima o poi si ritrovano a gambe incrociate sul pavimento: vuole dire che qualche (grossa) connessione si è inceppata. Il loro Davos è ad Austin, in Texas, dove, tre volte l'anno, si riuniscono all'Hilton per il Nanog, il North American Network Operators' Group. Se c'è un problema in un tubo fondamentale, chiamano loro. Se si vuole sapere qualcosa delle connessioni fra le reti, bisogna chiedere a loro.

ESTREMITÀ

I cavi sottomarini transatlantici collegano il mondo. Il più importante è quello fra Londra (East India Quay, meglio noto come «i Docklands») e New York (al 32 di Avenue of the Americas, Manhattan), dove passa la maggior parte del traffico di Internet.

Fisicamente, una estremità si trova a Long Island, sulla spiaggia; l'altra a Porthcurno, in Cornovaglia, a pochi chilometri dalla punta, detta Land's End. Dove la Terra finisce, la connessione inizia. Internet è lì dentro, e anche noi.

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