Cari cattolici la castità non basta

Se un quotidiano autorevole ma «di nicchia» come Il Foglio è riuscito - grazie alla proposta di una moratoria dell'Ivg (interruzione volontaria di gravidanza) - a provocare un dibattito tanto intenso e a creare il disordine nel Campo di Agramante del centro sinistra e dello stesso Pd, ci dovrà pure essere qualche solido argomento alla base dell'iniziativa di Giuliano Ferrara, non aggirabile con le accuse di tradimento ai Teodem e con la riscoperta di un femminismo ancien régime e la messa in campo di un laicismo rancido e vanaglorioso.
Sarebbe opportuno, allora, che le donne - a partire da quelle che hanno responsabilità politiche - si orientassero ad accettare il confronto sulla legge n.194, che non è stata consegnata all'umanità sul Monte Sinai ma votata da un Parlamento secondo le fallibili e precarie regole della mediazione politica, trent’anni or sono, mentre la scienza, la medicina, gli stessi valori etici hanno conosciuto profonde trasformazioni, allora impensabili ed imprevedibili. Non ha senso ripetere con il ritmo ossessivo di un disco rotto che «la legge 194 non si tocca», trattando come un nemico chiunque intenda solamente evidenziare dei problemi reali che non trovano una risposta convincente, senza proporsi affatto di negare alle donne il diritto alla procreazione responsabile, riportandole in balia delle mammane. Se fosse questo l'approccio non sarebbe difficile cogliere lo spirito innovativo dell'ordine del giorno presentato - sia pure a titolo personale - dall'onorevole Sandro Bondi. E ragionare dei punti critici che l'applicazione della legge n. 194 ha messo in evidenza e delle possibili soluzioni. Alla fine di quest'esame si potrà anche concludere che non è necessaria un'altra legge, ma che basterebbero alcune correzioni e soprattutto nuovi indirizzi operativi da parte delle autorità competenti.
Vediamone alcune sulle quali vi è un'ampia convergenza tra gli operatori e gli esperti. Nel caso dell'aborto terapeutico è indispensabile adottare procedure idonee ad evitare che il feto abortito sia vivo (vi è un 30% di possibilità che questo sciagurato evento si verifichi se l'intervento interruttivo avviene nel limite di 24 settimane). Le tecniche e gli strumenti di accertamento scoperti ed attivati negli anni che ci separano dall'approvazione della legge consentono agevolmente di ridurre questo periodo di almeno due settimane, senza alcun rischio per i diritti della donna. Fin dall'inizio si volle escludere che la legge 194 servisse come forma di controllo e di pianificazione delle nascite. L'aborto è comunque un dramma non solo psicologico e morale per la donna. L'Ivg comporta anche un danno biologico per la donna, sia che si tratti del tradizionale intervento invasivo sia della cosiddetta pillola del giorno dopo. Ecco perché - era questo lo spirito originario della legge - l'aborto deve essere considerato una estrema ratio nella vita di una donna. Gli aspetti della prevenzione vanno dunque potenziati: oggi la struttura pubblica non si pone questo problema delegandolo quasi totalmente alle istanze del volontariato, laddove esistono. I colloqui preliminari con la donna sono una pura formalità. Soprattutto è venuto il momento di andare davvero a monte del problema e avviare concreti programmi di educazione sessuale e di contraccezione. A partire dalla scuola e dalle diverse comunità in cui la donna (insieme all'uomo) vive ed opera. Si può fare contraccezione anche rispettando i valori della persona e della sua famiglia.
Non si dimentichi mai che persino la Chiesa si è posta - a suo modo e da parecchio tempo - il problema della contraccezione mediante il metodo Ogino-Knauss. Nel Regno Unito, dove si è posta la questione, nel quadro della riforma del modello di welfare, di ridurre i costi dell'assistenza economica alle ragazze madri, si è scelta proprio la strada dell'educazione sessuale e alla contraccezione. Con risultati importanti.

Anche in Italia, le formazioni cattoliche e i movimenti, vecchi e nuovi, per la vita, hanno il dovere di dare delle risposte più credibili ed articolate dell'attitudine alla castità.
Mara Carfagna*
Alessandra Servidori**
*Deputata di Forza Italia
**Docente nell'Università
di Bologna

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