Ma a certa Stampa non è gradito

Solo pochi giorni fa l'intellighenzia italiana si schierava dalla parte di Carlo Rovelli prima invitato, poi censurato, poi nuovamente invitato alla Fiera del libro di Francoforte, denunciando un tentativo di limitare la libertà di espressione e di parola nei confronti del fisico

Ma a certa Stampa non è gradito
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Solo pochi giorni fa l'intellighenzia italiana si schierava dalla parte di Carlo Rovelli prima invitato, poi censurato, poi nuovamente invitato alla Fiera del libro di Francoforte, denunciando un tentativo di limitare la libertà di espressione e di parola nei confronti del fisico. Il motivo per cui il commissario Ricardo Franco Levi, incaricato durante il precedente governo di gestire la presenza dell'Italia alla Buchmesse, aveva chiesto un passo indietro a Rovelli, erano le sue posizioni sulla guerra in Ucraina. In numerosi interventi pubblici e in occasione del concertone del 1 maggio, Rovelli si è infatti espresso con parole critiche sulla posizione italiana nel conflitto e contro l'invio delle armi all'Ucraina. Il ritiro dell'invito a Rovelli alla Fiera del libro di Francoforte è stato ritenuto (giustamente) una censura inaccettabile per un evento culturale. Tutto ciò è avvenuto poco prima dell'inizio del Salone del Libro di Torino che si aprirà domani fino a lunedì prossimo. Proprio in occasione della principale fiera del libro italiana, tra gli ospiti ci sarà il filosofo francese Alain De Benoist che interverrà domenica alle ore 12 all'Arena Piemonte per presentare il suo nuovo libro: La scomparsa dell'identità. Come orientarsi in un mondo senza valori (Giubilei Regnani). De Benoist non ha bisogno di presentazioni: autore di decine di saggi, teorico della «Nouvelle droite», negli ultimi anni ha caratterizzato le sue riflessioni sul superamento della dicotomia destra-sinistra e sarebbe errato definirlo un autore di destra, almeno nell'accezione tradizionale del termine. De Benoist, dallo scoppio della guerra in Ucraina, ha assunto una posizione critica sulla linea dell'Europa che, anche se espressa in modo articolato, lo ha portato ad essere etichettato come «filo putiniano». Così, gli stessi che difendevano «la libertà di espressione» di Rovelli, ora attaccano De Benoist per le sue opinioni facendo passare il messaggio che sia inopportuno averlo come ospite al Salone del libro di Torino e perciò favorendo in modo implicito una censura. Eppure De Benoist parteciperà alla fiera torinese invitato dalla mia casa editrice in collaborazione con la Regione Piemonte per presentare il suo libro che parla del tema dell'identità e non di guerra in Ucraina e, in una manifestazione che già in passato non sempre ha brillato per il pluralismo dei programmi; la sua presenza dovrebbe essere accolta con interesse per ascoltare una figura di indiscusso spessore culturale.

Peraltro le accuse nei suoi confronti nascono da un articolo dello stesso quotidiano, La stampa, che ha chiesto di pubblicare in anteprima proprio un estratto del libro che De Benoist presenterà a Torino, una circostanza quantomeno curiosa: se si tratta di un «pensatore controverso», perché allora chiedere di pubblicare un suo testo con quello spazio e quella attenzione? Far coincidere il pensiero di uno tra i principali intellettuali francesi viventi solo con le sue posizioni sulla guerra in Ucraina è non solo riduttivo ma anche sbagliato. E in ogni caso è legittimo che De Benoist (come chiunque altro) possa esprimere le sue opinioni senza bavagli.

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