Con Ciancimino jr la sinistra colleziona un’altra icona fasulla

Dopo le invenzioni della D’Addario e di Spatuzza, l’opposizione si attacca a uno che smentisce se stesso

Prima ci hanno messo la D’Addario, poi Spatuzza, ora il figlio di Ciancimino, Massimo. Come icone della lotta politica della sinistra non c’è male. Non vorremmo che avessero preso alla lettera quanto disse Berlusconi in clinica, dopo la statuetta in faccia: da un male un bene, perché qui di bene non ce n’è. Da un male un male. Non basta mai, in psichiatria si chiama coazione a ripetere. È difficile uscirne, è una vera e propria malattia. La D’Addario sembra si fosse inventata tutto, Spatuzza è stato sbugiardato da un altro mafioso di prima classe come Graviano.

Massimo Ciancimino, invece, come ha ricordato al Giornale Paolo Granzotto, non si è fatto aiutare da nessuno: s'è sbugiardato da solo. Ad agosto aveva affermato con certezza che suo padre aveva negato qualsiasi rapporto di Berlusconi con la mafia. Oggi, vestito da gagà, con tanto di occhiale alla Andy Warhol e di pochette esibita nel taschino, si è rimangiato tutto. Il ventriloquo di Vito Ciancimino ha detto che Forza Italia fu voluta dalla mafia.

Non mi capita spesso, ma ieri, quando ho letto queste cose, mi sono sentito un imbecille. Io c'ero alla fondazione di Forza Italia e, porca di una miseria, non mi ero accorto di nulla. Mi sembrava che si lavorasse allora per fare un partito politico e per battere la sinistra di Occhetto. E invece Occhetto non c'entrava nulla, era tutta roba di mafia. Pensa te, a volte nella vita. Lavori per battere i comunisti. Pensavamo di essere pupari di noi stessi, e invece eravamo pupi della mafia.

Leggendo Repubblica di ieri ci siamo imbattuti in una tesi di Giuseppe D’Avanzo che è la seguente. Testualmente: «Se le accuse a Berlusconi di Ciancimino sono “fondate”, quelle accuse sono catastrofiche per la nostra democrazia... Se menzognere e maligne indicano che contro il capo del governo è in atto un’aggressione ricattatoria che fa leva su alcune oscurità della sua avventura umana e professionale». Faceva prima a dire così: se non è zuppa, è pan bagnato. Cioè: io dico una menzogna su di te, però la dico perché penso che tu abbia delle zone oscure nella tua vita, e siccome lo penso io, la menzogna diventa verità. Che casino. Ma uno non farebbe prima a dire: secondo me Berlusconi è mafioso e non mi chiedete il perché, perché è certamente così? Sarebbe tutto più chiaro e ci sarebbero meno contorcimenti. Come si fa a dire che se delle accuse sono fondate è un disastro, se sono menzognere e maligne lo sono perché è oscura la vita di chi viene accusato? La menzogna è proprio lì: nell'affermare che ci sono vicende oscure.
Siamo arrivati a un punto tale di intorcinamento che su Berlusconi, ormai, non conta più la fondatezza dell'accusa, basta che sia un'accusa e, in quanto tale, va bene per il giudice, va bene per la stampa, va bene per tutti.

Ma torniamo un attimo a Massimo Ciancimino e alla sua inversione a «u» da agosto a oggi, neanche il tempo di una gravidanza. Perché ha cambiato idea? Un vuoto di memoria causato dal caldo? Perché il giovane Ciancimino, l'accusatore dandy, non si è ricreduto un po', ad agosto disse no, oggi dice sì. Ad agosto Berlusconi non era mafioso, a gennaio sì. Allora? Che convenienza ha avuto a cambiare idea? Certamente quando disse che Berlusconi non c'entrava nulla ebbe un po' di attenzione sparsa qua e là. Ora ha conquistato le prime pagine e la droga a confronto è una tisana.

Poi ci sono le solite elezioni di mezzo, dopo le quali - ricordiamocelo bene - per tre anni non ce ne saranno più.

Potrebbero sembrare ipotesi riduttive e invece non è così. Non sappiamo se Massimo Ciancimino sia puparo di se stesso, come pensavamo di essere noi alla fondazione di Forza Italia, ma se anche fosse puparo di se stesso deve avere qualche filo allentato.

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