Disney "blinda" Biancaneve: ora è incubo per le contestazioni anti-woke e pro-pal

Il live action di Biancaneve continua ad essere problematico: l'anteprima mondiale a Los Angeles sarà blindatissima, per cercare di evitare qualsiasi manifestazione

Disney "blinda" Biancaneve: ora è incubo per le contestazioni anti-woke e pro-pal
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Non si placano le preoccupazioni intorno al film Biancaneve, il nuovo live action di casa Disney che tanto sta facendo discutere sin dall'inizio delle riprese. La pellicola, che arriverà in sala il 20 marzo, aveva suscitato numerose polemiche, a partire della scelta della protagonista Rachel Zegler, di origini colombiane, che non sembrava adatta a vestire i panni della principessa nota per avere la "pelle bianca come la neve." Questo, unito anche a una volontà della produzione di correggere ed edulcorare la presenza dei sette nani, ha fatto sì che gran parte del pubblico percepisse il film come una manovra buonista e dedita al politicamente corretto che non aveva più niente in comune con la fiaba originale, diventando un tentativo da parte della Disney di "accontentare tutti", come aveva già fatto con il film de La Sirenetta. Le lamentele del pubblico si sono fatte così forti e così costanti, che la casa di produzione di Topolino ha deciso di correre ai ripari, limitando ad esempio le attività stampa in Europa, concedendo copertura e interviste solo a un nugolo di giornalisti scelti e "controllati".

Proprio in queste ore, però, è emerso che la Disney teme ripercussioni anche negli Stati Uniti e, per questo, pare che la premiere attesa a Los Angeles il prossimo 15 marzo sarà blindatissima. Stando a quanto è riportato da Variety, per l'anteprima mondiale del film, Disney farà a meno del sontuoso tappeto rosso che di solito è presente ad ogni anteprima di spessore. Questo significa che non ci sarà la mole di giornalisti che di solito stazionano sul red carpet in attesa di poter intervistare il cast tecnico e quello artistico. La copertura dell'evento, quindi, sarà responsabilità dei soli fotografi (che dunque non avranno modo di parlare con il cast) e dello staff della Disney. Lo studio non ha voluto commentare questo cambio di organizzazione, ma la scelta di fare una premiere così blindata dimostra quanto Biancaneve (diretto da Marc Webb) continui ad essere al centro di numerose controversie che rischiano di far fallire il film prima ancora di raggiungere effettivamente la sala cinematografica. Con tutte le sue dichiarazioni rilasciate durante la lavorazione del film - in cui asseriva, ad esempio, che il principe azzurro era uno stalker e che il film era datato e aveva necessità di essere rinnovato - Rachel Zegler è diventata ben presto una miccia accesa nelle mani della Disney, che ha dovuto sempre correre ai ripari. Come nel caso in cui l'attore Peter Dinklage, che i più conoscono per aver recitato ne Il trono di spade, ha sottolineato l'ipocrisia nel voler essere inclusivi assumendo un'attrice latina, ma lasciando fuori attori affetti da nanismo per una favola che parla proprio di "sette nani".

Ma non è solo Rachel Zegler e la polemica anti-woke a preoccupare i dirigenti della Disney. Se l'ex star del remake di West Side Story è accusata per le sue idee legate al politicamente corretto, la sua politica pro-Palestina è sempre stata ben accolta dagli spettatori. Cosa che non si può dire di Gal Gadot, che nel film interpreta la regina cattiva. L'attrice, nota soprattutto per aver prestato il volto a Wonder Woman, è israeliana e in passato ha servito anche nell'esercito del suo paese e, dopo l'inizio della guerra, ha sempre sottolineato gli orrori di Hamas, schierandosi dunque dalla parte di Israele.

Per questo l'attrice è diventata il simbolo del male per i manifestanti Pro-Palestina, che non si sono fatti scrupoli ad accusare aspramente la Gadot e la Disney per averla assunta e potrebbero dunque cercare una protesta in presenza durante l'anteprima di Biancaneve.

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