Piccole donne, l'ipocrisia di Hollywood sulle polemiche ai Premi Oscar

Piccole donne è il film che, suo malgrado, è stato al centro di una polemica agli Oscar 2020, che ha messo in luce l'ipocrisia di Hollywood

Piccole donne, l'ipocrisia di Hollywood sulle polemiche ai Premi Oscar

Piccole donne è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Louisa May Alcott che Greta Gerwig ha diretto nel 2019 e che va in onda questa sera alle 21.25 su Rai 1. Suo malgrado, la pellicola è stata anche al centro di una polemica legata alle nomination agli Oscar, che sono stati accusati di prediligere registi di sesso maschile.

Piccole donne, la trama

La storia scritta da Louisa May Alcott è conosciuta in tutto il mondo e Greta Gerwig non si è allontanata poi molto dalla narrativa portata sul grande schermo anche dalle trasposizioni del passato. La pellicola è incentrata sulla famiglia March e, in particolare, sulle quattro sorelle Meg (Emma Watson), Jo (Saoirse Ronan), Beth (Eliza Scanlen) e Amy (Florence Pugh). La vita quotidiana delle quattro ragazze scorre tra il tempo passato con la madre (Laura Dern), le visite della zia (Meryl Streep) e la messa in scena di spettacolini scritti da Jo, che sogna di diventare una scrittrice in un mondo popolato dagli uomini. Questa routine, in cui si inseriscono anche gli echi della guerra, viene sconvolta dall'arrivo del giovane rampollo Theodore "Laurie" Laurence (Timothée Chalamet) e del suo tutore John Brooke (James Norton). I due uomini diventeranno molto importanti per la famiglia e, in qualche modo, scardineranno l'equilibrio della famiglia, accompagnando le sorelle March in ogni fase della crescita.

Le polemiche sulle nomination

Come avviene sempre all'annuncio delle nomination dei Premi Oscar, anche nell'edizione del 2020 lo svelamento delle candidature è stato accompagnato dalla lista di tutti i nomi che erano stati esclusi dalle categorie principali. Nel caso dell'edizione del 2020, però, le polemiche sono iniziate in diretta, proprio nel momento in cui venivano fatte le nomination. Come si legge su Digital Spy, infatti, la presentatrice delle nomination, l'attrice Issa Rae concluse la lettura delle nomination ai Premi Oscar di quell'anno aggiungendo la frecciata: "Congratulazioni a tutti questi uomini". La dichiarazione è stata seguita da un silenzio carico di tensione, prima che si procedesse con il resto delle nomination. Dopo questo episodio, le testate e i siti di settore hanno cominciato a sottolineare la mancanza di donne nella lista dei registi, richiamando alla memoria anche l'episodio ai Golden Globe in cui anche Natalie Portman aveva sottolineato la presenza di soli registi di sesso maschile. Da qui, naturalmente, si è cominciato a mettere il carico sull'assenza di Greta Gerwig nella cinquina dei registi, soprattutto perché il suo Piccole donne era stato scelto per concorrere nella categoria del Miglior Film. Tutta la polemica scatenata in questo frangente, però, ha avuto il solo risultato di mettere in luce come sia ipocrita Hollywood nel giudicare le nomination.

Per chi non lo sapesse, le nomination agli Oscar vengono fatte dai Membri Attivi (ossia coloro che hanno partecipato almeno a un film negli ultimi dieci anni) dell'Academy Awards. Ogni categoria vota per sé: quindi gli sceneggiatori votano per gli sceneggiatori, i registi per i registi e così via. L'eccezione è rappresentata dalla categoria del Miglior Film, dove invece votano tutti i membri dell'Academy, senza distinzione di mestiere. Il sistema di nomination, però, è ancora molto più complicato perché prevede una maggioranza ottenuta dividendo i membri dell'Academy per il numero di nomination di categoria più uno. Perciò, ponendo il caso dei registi, bisognerebbe ottenere una maggioranza ottenuta dividendo i registi membri attivi dell'Academy per 6 (cinque, che è il numero delle nomination di categoria, più uno). È un sistema sicuramente fazioso, dal momento che molti membri votano chiaramente anche per simpatia, ma è un sistema che cerca di essere almeno matematicamente obiettivo.

Il problema sorge quando queste polemiche sulle minoranze escluse esplode solo nel momento delle nomination, magari per prendere qualche visualizzazione in più. Tutti coloro che a Hollywood ogni anno si mostrano scontenti della situazione delle candidature agli Oscar sono gli stessi che per tutto l'anno non fanno nulla per cambiare il sistema. Perché il problema vero non è, semmai, che le donne non vengono candidate mai, ma proprio che nell'industria è molto più difficile per una donna trovare produttori e investitori pronti a scommettere su di loro e i loro film. Inoltre con la polemica che ha accompagnato il film di Greta Gerwig si è rischiato anche un'altra deriva di questa ipocrisia: la "quota rosa". L'idea che una donna debba essere candidata perché donna sminuisce comunque il lavoro delle registe che sanno di non essere prese in considerazione per il loro talento, ma perché sono diventate una casella da spuntare nella sempre più folle corsa al politicamente corretto.

La regia di Greta Gerwig per Piccole Donne meritava un premio per la regia? La regia del film era migliore del piano sequenza di Sam Mendes per 1917 o di quella di Scorsese per The Irishman? Come al solito ci si trova davanti a una situazione in cui si vuol risolvere il problema nascondendo la testa sotto la sabbia, un po' come sta avvenendo con le nuove, folli edizioni dei libri di Roald Dahl.

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