Nonostante tutto ciò, vogliamo dirlo subito, rimaniamo orgogliosi di essere maschi, bianchi, etero e tiepidamente cristiani. Anche se, ormai, non è più tutto quel gran privilegio. Prendi l'impero Disney ad esempio. Quel mondo dorato dove tutti sono felici, si vogliono bene, convivono in armonia ma persino Peter Pan, i micetti Aristogatti e quella mezza checca plantigrada di Dumbo sono stati vietati ai minori non appena ci si è accorti che chiamano «pellerossa» i nativi americani, parlano con gatti siamesi (dagli occhi a mandorla!) e sono amici di corvi che scherzano col razzismo... Insomma proprio la Disney di Walt Disney (alle cui accuse di antisemitismo e simpatie naziste non abbiamo mai creduto, peraltro), che da anni ci ammorba con le sue favolette morali inclusive, multiculturali e femministe e adesso, stordita dall'ideologia woke, scivola sul peggiore dei razzismi al contrario.
Mai fidarsi di quei topacci malefici.
E infatti la Disney è da giorni nella bufera dopo che un vicepresidente, Michael Giordano, ha ammesso che l'azienda preferisce non assumere uomini, bianchi e etero per non scontentare donne, neri e gay. E una volta rifiutò un candidato di origine africana perché non sembrava «abbastanza scuro».
Insomma, si parte
da una Biancaneve black e i sette nani etnicamente corretti e si finisce nel più ariano dei razzismi d'intrattenimento globale.Che stupidi. Finora non credevamo a chi dice che solo Trump può salvare l'America da se stessa.
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