Angelica non canta da sola. Nella sua melodia, che risuona dai secoli remoti della letteratura, e arriva al poema di Ariosto, e poi a noi, si raccolgono le voci delle sue sorelle, eroine, comprimarie, amanti, vittime, muse, protagoniste non riconosciute delle storie che abitano la nostra Storia. E allora, Dice Angelica (Salani), che ci trascina con le parole che le ha dato Vittorio Macioce nel suo romanzo, ma dicono, anche, danzando a turno con lei nel suo ballo, fra battaglie e amori e follie, donne, ragazze, mogli, prigioniere, non sempre così sensuali e provocanti, ma tutte fascinose tessitrici di trame.
Come Penelope, la quale, dalla sua attesa ai margini, laggiù a Itaca, si è guadagnata un ruolo da protagonista: che cosa ha pensato e provato durante quei vent'anni, e poi dopo il ritorno di Ulisse? E che cosa ha da svelare sul Viaggio e sull'Uomo occidentale per eccellenza? Margaret Atwood lo ha raccontato nel suo Canto di Penelope (2005): dall'Ade, dove ormai non ha più Proci e altri nemici (e nemiche) da temere, racconta la sua verità. Anche una delle sue rivali, la maga Circe, dall'isoletta sperduta di Eea, ci ha tramandato la sua versione della leggenda (il bestseller Circe di Madeline Miller, 2018): figlia del dio del Sole e di una ninfa, combatte una sua battaglia nella quale certe brutalità, come il trasformare i compagni di Ulisse in maiali, vanno lette come il prezzo dell'indipendenza...
Sono tante le eroine che assumono un ruolo di protagoniste, e non è una moda passeggera, da MeToo pseudoletterario: è una riscoperta di personaggi e figure che racchiudono troppi segreti e tesori per rimanere dimenticate lì, fra le pagine. Hanno ancora sogni da raccontare, come l'artefice di ogni invenzione, Shehrazade, alla quale è dedicato perfino un balletto. O come Francesca da Rimini, che già Gabriele D'Annunzio portò sul palcoscenico, interpretata da Eleonora Duse: perché un canto dell'Inferno non bastava alla sua passione travolgente, una donna così deve essere al centro di una tragedia tutta sua. E lo stesso si può dire della rabbia di Clitennestra e del desiderio di vendetta di sua figlia Elettra, che sono diventate il fulcro della narrazione su molti palchi. O delle donne di Achille e degli altri eroi greci, Briseide e le sue compagne, a cui ha dato voce Pat Barker in Il silenzio delle ragazze (2018).
Un destino toccato anche a Ofelia (in L'amore segreto di Ofelia di Steven Berkoff del 2001, per esempio), a Lady Macbeth (che diventa la Regina di sangue di Joanna Courtney, 2020), a Didone, che attraversa tutta la storia della letteratura da Virgilio a oggi, passando per Marlowe e Ungaretti, e alla regina delle coprotagoniste, la miccia che fece esplodere la madre di tutte le narrazioni: Elena di Troia, elogiata già da Gorgia, riletta da Bettany Hughes, raccontata da John Erskine, la cui Vita privata di Elena di Troia (1925) ha ispirato una trasposizione cinematografica, fino alle versioni più contemporanee (Elena di Sparta di Loreta Minutilli del 2019 per esempio). Del resto, se Elena riuscì a smuovere i re di Grecia, il mondo non può certo restare immune al suo fascino...
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