Circumnavigare l'antichità in barca a vela

Un esploratore "umanista" ripercorre il Mediterraneo tra mito, poesia e scienza

Circumnavigare l'antichità in barca a vela
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Il Mediterraneo, questo mare custode del tempo perduto, maestro di vita, fonte di avventure, teatro di tragedie, mare dove è nato tutto ciò che oggi chiamiamo civiltà, cosa può ancora dire e insegnare a noi uomini del XXI secolo? Risponde alla domanda il libro di Lorenzo Cipriani, Mare Nostrum (Giunti, pagg. 392, euro 18), che racconta un viaggio sullo sloop Milanto che parte dalle coste toscane e vi fa ritorno dopo cinque mesi in cui vengono toccati tutti i luoghi in cui la storia, il mito, l'arte, la filosofia, hanno lasciato delle tracce incancellabili.

Lorenzo Cipriani è uno straordinario navigatore. Ha compiuto il giro del pianeta in barca a vela quando l'avvento della pandemia lo ha bloccato per mesi e mesi a Tahiti, qui invece viaggia come gli antichi, in mari più domestici, con lo sguardo rivolto alle isole e alla costa, in cerca di tutto ciò che è rimasto nei luoghi a parlarci delle origini del sacro e della bellezza. Cipriani, pistoiese, esperto d'arte, fa parte di quella piccola preziosa famiglia di navigatori che sanno tenere in mano il timone e la penna, e che dalla frequentazione del mare traggono una formidabile, contagiosa energia vitale. Penso al navigatore bretone Olivier de Kersauson, che leggo dai tempi in cui pubblicò un libro intitolato col verso di Baudelaire «Uomo libero, sempre amerai il mare». Cipriani ha un approccio davvero libero, felice, generoso al mare e alla pagina. Leggerlo è stare in un continuo moto ondoso, che ti accarezza e ti arricchisce. Usa un linguaggio fluido ma preciso quando descrive le manovre nautiche dello sloop, o quando ci restituisce l'incanto di resti archeologici o di opere d'arte, e compie affondi nelle etimologie di diversi termini sorprendendo il lettore. La poesia gli sta nel cuore: a Zacinto rilegge Foscolo, a Monemvasia rende omaggio alla tomba di Ghiannis Ritsos, a Lesbo vede le ombre di Saffo e Alceo. Ma nello stesso tempo compie, da dilettante di genio, rilevazioni scientifiche raccogliendo per conto del Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze interiora di pesci e campioni d'acqua per studiare l'impatto dell'inquinamento da microplastiche nell'ambiente marino.

Come un uomo del Rinascimento, Lorenzo Cipriani ha uno sguardo universale sulle cose. Ma chi lo pensasse come un austero studioso sbaglierebbe di grosso. Eccolo, seguace di Hermes, che canta al chiaro di luna, che versa del gin in mare come sacrificio, che prega Afrodite Euplea, protettrice della navigazione. Ecco che si mette a correre nello stadio di Olimpia sino a farsi cacciare dal custode, che a terra compie perigliose esplorazioni in scooter, che spesso nuota come un Tritone dalla barca alla riva. A Mergellina, riflette su Napoli e il mare, trova che la città ai piedi del Vesuvio contiene in sé tutto ciò che il mare rappresenta, e che al fondo della nostre coscienze il fuoco del mondo antico è ancora vivo in noi. La Sicilia, dove Milanto fa tappa sia all'andata sia al ritorno, gli appare come una terra che si annuncia già dal mare grazie agli aromi di zagare, agrumi e gelsomino. I miti qui sono tutti di casa: Siracusa e la fonte Aretusa, Agrigento e i templi di Zeus, di Eracle e della Concordia, Scilla e Cariddi, i Ciclopi. Verso est, il viaggio tocca il sito di Troia, Istanbul - «la città delle città» - e continua sino alle coste del sud della Turchia. Si continua a leggere belle pagine, come quelle su Santa Sofia, immagine terrena del cosmo, e a imparare cose. Lo sapevate che le ragazze di Lesbo erano così propense alla fellatio che in greco praticare quell'atto erotico si dice lesbiazein?

Dovunque approda, Cipriani sventra triglie, raccoglie acqua di mare, e fa balenare le ombre gigantesche di chi è nato o ha vissuto in quei luoghi: Pitagora a Samo, Eraclito a Efeso, Talete a Mileto, Erodoto ad Alicarnasso. Il viaggio tocca poi Rodi, Creta, nido di miti oscuri e terribili, e Malta, dove Cipriani ci porta a vedere La decollazione di San Giovanni, il quadro del Caravaggio da cui promana come non mai «la potenza evocativa della luce».

Dopo aver toccato la Sardegna e Maiorca, dove evoca Mirò e Picasso, Cipriani veleggia verso Ibiza e sotto la crosta giovanilista, edonista, banalmente vacanziera del presente trova, come suggerisce di fare Mircea Eliade, le tracce del mito autentico, in questo caso quello della dea Tanit, dea fenicia e cartaginese della danza, della fertilità, della sensualità e dell'amore.

Il Mediterraneo ha dato tutto questo alla civiltà. E leggendo Mare Nostrum lo riscopriamo con una marina sensazione di felicità, forse di orgoglio.

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