La riforma fiscale prosegue modificando le logiche dell’erario e i forfettari non fanno eccezione. È prevista la fine di tre semplificazioni che trovano la loro espressione massima nell’obbligo, a partire dal primo gennaio 2024, di fare ricorso alla fattura elettronica.
Ci sono cambiamenti anche per chi ricorre al concordato preventivo biennale e dovrà avere una contabilità per tenere traccia dei costi d’esercizio.
La carne sul fuoco è tanta e cambia le norme del regime forfettario e questi cambiamenti impongono a chi vi aderisce di fare le valutazioni del caso e, non di meno, a organizzarsi per rispettare i tempi imposti dalle norme.
La contabilità dei forfettari in caso di concordato preventivo
Il concordato preventivo biennale consente ai contribuenti di accordarsi con il fisco per due anni sui rispettivi redditi.
È una modifica corposa introdotta dal governo che vuole un rapporto meno conflittuale tra soggetti fiscali e l’erario ma che, nel medesimo tempo, comporta la necessità – descritta dalla Legge 111/2023 – di adottare una contabilità per la registrazione dei costi di esercizio.
La definizione anticipata della base imponibile per i due anni a seguire coincide con la fine di una semplificazione fiscale tipica del regime dei forfettari e non adeguarsi alle nuove norme porta con sé delle conseguenze.
La prima è il rischio tangibile di ricevere dal fisco una proposta di reddito particolarmente alta e, quindi, una tassazione più elevata di quella che si deducendo i costi di esercizio. La seconda conseguenza è il rischio di essere esclusi dal concordato preventivo biennale se l’amministrazione fiscale trova grosse discrepanze tra i dati di cui dispone e quelli presentati dal contribuente.
Gli obblighi informativi del quadro RS
L’obbligo di tenere una contabilità analitica dei costi di esercizio si aggiunge alla necessità di compilare il quadro RS del Modello Redditi PF. L’Agenzia delle entrate, con il provvedimento 325550/2023, ha tracciato le regola per la compilazione del quadro da parte dei forfettari.
È prevista una proroga fino al 30 novembre del 2024 e questo dà il tempo alle partite Iva che aderiscono al regime forfettario di organizzarsi. Una proroga concessa per diversi motivi, tra i quali figurano le proteste dei commercialisti e il fatto che, per quanto riguarda la dichiarazione del 2022 (che si basa sull’anno di imposta 2021) i dati utili alla compilazione del riquadro non possono essere evinti dalla fatturazione elettronica alla quale i forfettari non erano ancora assoggettati.
E questo aspetto porta alla terza semplificazione fiscale che sta per finire.
L’obbligo di fatturazione elettronica
A partire dal primo giorno del 2024 le partite Iva che aderiscono al regime forfettario dovranno adottare la fatturazione elettronica, una novità che impone un minimo di organizzazione sia per l’emissione delle fatture in sé, sia per la loro archiviazione.
Problemi non irrisolvibili che possono essere gestiti in due diversi modi, ovvero:
- usando il servizio erogato dall’Agenzia delle entrate al quale si accede tramite Spid, Cie o Cns
- ricorrendo a uno dei tanti software per la fatturazione elettronica messi a disposizione da provider privati.
Si
tratta di tre modifiche che, pure non essendo trascendentali, impongono un’analisi e una attenta ponderazione. Il consiglio è quello di rivolgersi a uno specialista per essere certi di operare nel pieno rispetto delle regole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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