Qualche volta anche le storie metropolitane più tristi, che trasudano solitudine e indifferenza, possono concludersi con un lieto fine. Così è, almeno per ora, per il clochard Camillo che dopo 30 anni passati sulla strada, tra stenti e malattie, avrà finalmente una «casa». Una comunità di recupero accoglierà questuomo abbandonato da tutti, compresa la sua famiglia. Dopo una vita trascorsa alladdiaccio, in balia della malattia mentale ed esposto al rischio di setticemia o cancrena, per via delle ulcere estese e profonde che una grave insufficienza venosa spalanca sulle sue gambe, qualcuno si prenderà cura di questo clochard che dallinizio degli anni 80 dorme su una panchina di Piazzale Baracca, a un passo dal centro storico di Milano. «Da martedì prossimo entrerà in una comunità protetta a Villadossola, in provincia di Verbania, dove si prenderanno cura di lui e della sua salute fisica e mentale», racconta Laura Ferrario, nominata dal Tribunale di Milano amministratrice di sostegno di Camillo. Un lieto fine per un uomo dimenticato da tutti, anche dalla sua famiglia. La soluzione è stata trovata grazie allimpegno della Ferrario e delle istituzioni della sanità lombarda, a cui la donna ha sottoposto il caso di Camillo.
Un problema, quello dei clochard cittadini, che diventa particolarmente grave durante i mesi estivi, quando la città si svuota e anche i centri di volontariato e assistenza spesso chiudono per ferie. Non è un caso che la loro popolazione, durante il mese dagosto, appare dimezzato.
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