Un coro compatto per salvare Villa Verdi. "Fondamento dell'identità nazionale"

Il ministro Sangiuliano: "Ci sono imprenditori pronti a intervenire"

Un coro compatto per salvare Villa Verdi. "Fondamento dell'identità nazionale"

I musicisti d'Italia si sono stretti a coorte nel nome di Giuseppe Verdi affinché la villa Sant'Agata, per mezzo secolo residenza principale del compositore, venga acquistata dallo Stato e il museo riaperto al pubblico. Lunedì cantanti, orchestrali e direttori erano al Teatro Lirico di Milano per un concerto-appello. «Con questo gala non raccogliamo fondi, vogliamo ricordare che la casa-museo di Verdi è un patrimonio italiano e non va disperso. È compito dello Stato occuparsene», spiega Francesco Meli, numero uno dei tenori italiani e promotore dell'iniziativa. Sua l'idea di un gala, sue le telefonate ai colleghi convinti subito a esibirsi gratis e pagandosi le spese del viaggio (mancavano però i tre grandi nomi della direzione italiana). La Società del Quartetto ha chiuso il cerchio occupandosi dell'organizzazione.

Via con la Sinfonia da Nabucco diretta da Riccardo Frizza che si è poi alternato con Michele Gamba in un seguito di pagine cantante da Meli, Roberto Candia, Chiara Isotton, Riccardo Zanellato, Caterina Piva, Annalisa Stroppa e il baritono Leo Nucci. Davide Livermore, ha letto alcune lettere di Verdi, pagine di cocente attualità. In un teatro andato sold out in due giorni, c'erano appassionati di musica, musicisti, manager culturali, studenti e una massiccia presenza di cittadini di Piacenza.

Riavvolgiamo il nastro. Villa Verdi, a Villanova sull'Arda, appartiene agli eredi Carrara Verdi che però non s'accordano sulla spartizione del bene, e così il Tribunale di Parma ha chiuso la casa-museo per metterla in vendita. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ieri ha visitato la villa, il teatro di Busseto e la casa di Roncole dove nacque il compositore. «Verdi - ha detto - appartiene alla memoria condivisa degli italiani ed è un elemento fondante della nostra identità nazionale. Sono qui per sottolineare che il governo è molto attento al destino di questa villa, di questo museo, perché Verdi è alle fondamenta della nostra nazione». La settimana scorsa assicurò che lo Stato avrebbe proceduto con una «trattativa diretta» o avrebbe aspettato «un'eventuale asta per poi intervenire con la prelazione». Ad accogliere il ministro c'era l'erede Angiolo Carrara Verdi che fino a ottobre ha abitato la Villa occupandosi del museo. In una nostra intervista dichiarò che la proprietà, 50 stanze più 7 ettari di parco, vale 25 milioni. In realtà, l'ispezione voluta dal Mic avrebbe riscontrato una situazione di degrado, si attende l'esito della due diligence.

Il patrimonio culturale d'Italia vale 219 miliardi, occuparsene è un'impresa. L'acquisto di Villa Verdi è il primo passo, va poi restaurata e gestita. Siamo sicuri che lo Stato possa riuscire nella nobile impresa? Perché non mettere in campo forme di partenariato fra pubblico e privato come il project financing (fondi privati vengono investiti nella ristrutturazione di opere pubbliche che una volta completate verranno gestite dall'ente finanziatore)? Per la verità qualcosa sembra muoversi.

«Per Villa Verdi ci sono già tanti imprenditori del made in Italy disponibili a intervenire» ha spiegato Sangiuliano. L'Emilia è terra di cibo, musica e motori superlativi, intraprendente e generosa: incrociamo le dita.

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