La corsa solitaria di Casini finisce in un vicolo cieco

di Paolo Del Debbio

Il cittadino è libero di votare chi vuole. Chi prende i voti ha il dovere di utilizzarli per fare qualcosa. Bene. La domanda è: cosa se ne farà l’Udc di Casini dei voti che ha preso in tutte le regioni dove si è presentata da sola? A cosa serviranno?
La domanda era già stata fatta in campagna elettorale, e non è neanche la prima volta. È la cosiddetta questione del voto utile. Utile a cosa? Naturalmente da parte dell’Udc, ma anche di alcuni commentatori, si difende questa scelta come scelta di testimonianza dei valori nei quali credono i dirigenti e gli elettori dell’Udc. Scelta sacrosanta, ma permettete l’apparente cinismo: per fare cosa? La domanda, infatti, non è cinica, ma semmai realistica. Nelle Regioni, in particolar modo, il bipolarismo ha fatto strada. Si elegge il presidente direttamente. O stai da una parte o stai dall’altra. Se stai nel mezzo testimoni ma non conti nulla.
Ma l’Udc, si potrebbe ribattere, non è d’accordo con il sistema bipolare. Bene. E allora? Pensa forse di riformare il sistema andando da sola alla competizione regionale e continuando a fare questo in occasione di qualsiasi turno elettorale? Evidentemente no. Sono troppo navigati quelli dell’Udc per pensare un’ingenuità del genere. Ne sanno troppa per non sapere che dal bipolarismo non si torna indietro con qualche mossetta del genere. Per fortuna, aggiungiamo noi. Pier Ferdinando Casini, il leader indiscusso dell’Udc, ha sostenuto che il loro successo, un 5% su base nazionale, è la dimostrazione che il bipolarismo non va. Non solo: l’astensionismo sarebbe la dimostrazione che il bipolarismo è un errore. Ma come si fa a sostenere una cosa del genere? Forse aiuterebbe nella lotta contro l’astensionismo una forza che non sceglie o, meglio, sceglie da una parte la destra e dall’altra la sinistra?
La coerenza. Se in varie regioni il programma del centrodestra e il programma del centrosinistra sono gli stessi, in base a cosa l’Udc sceglie in una regione di andare con la coalizione di Berlusconi e in un’altra con quella di Bersani? In base al colore dei capelli dei candidati o alle loro abitudini alimentari?
Tra i valori legittimamente portati avanti dall’Udc (come potrebbe non essere così?) c’è - ovviamente - la famiglia e la famiglia tradizionale con tanto di regolare matrimonio. In Puglia ha vinto Vendola che, sul punto specifico, legittimamente, pensa tutto il contrario. I voti raccolti dalla Poli Bortone a cosa serviranno? A opporsi alle idee di Vendola che avranno il sopravvento? Lì sono in gioco i valori cosiddetti non negoziabili che tanto stanno a cuore all’Udc. E dei voti raccolti in Toscana che se ne faranno? E di quelli in Emilia, che Casini conosce bene? Ma.
Verrebbe da pensare che lo facciano solo per contare di più. Se sto nel mezzo, uno potrebbe ragionare, mi tengo le mani libere e posso influire un po’ su tutti, a destra e a manca. Sì, d’accordo anche su questo. Ma per fare cosa? Nulla, se non contare di più. Contare per contare.
Sempre Casini ha detto che sono stati determinanti in tutte le regioni dove hanno scelto e dove non hanno corso da soli. Non è vero. Non è così: dove hanno scelto il centrodestra, e cioè in Calabria e in Campania, tanto per fare due esempi, non sono stati determinanti.


Comunque, per fortuna, in questo Paese c’è libertà di presentarsi alle elezioni negli schieramenti più forti e al di fuori di essi. E se anche uno volesse farlo per raccogliere voti di testimonianza potrebbe farlo legittimamente e, di fatto, l’Udc lo ha fatto. A loro la libertà di farlo. A noi la libertà di continuare a chiederci: per fare cosa?

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