Il problema, rispetto alla notizia arrivata dalla Germania di un nuovo software in grado di prevedere con un tasso di successo dell'85-90% le vendite dei libri, anche di quelli di cui esiste solo un titolo e una trama, non è la banale constatazione che se affidiamo l'editoria all'Intelligenza artificiale non pubblicheremmo più il nuovo Gattopardo (una grande perdita in effetti) o non scopriremo un'altra Elena Ferrante (e ce ne faremo una ragione); e questo perché si tratta di libri che scartano rispetto alla norma in quel momento dominante, libri fuori canone o fuori mercato, o troppo sperimentali, o spiazzanti rispetto alle aspettative del pubblico: libri appunto im-prevedibili. La conseguenza più insidiosa (al di là della premessa che inoltrarsi in un campo del genere è pericoloso: non conosciamo neppure cosa sia l'IA di oggi, immaginiamoci quella dei prossimi 12 o 18 mesi) è semmai un'altra. Ed è esattamente il contrario di perdersi un capolavoro (o un bestseller), cosa tutto sommato sopportabile; ma è il portarsi a casa sempre e solo prodotti ottimi per il mercato ma magari non altrettanto per il lettore, perché già testati dal successo di vendita, ossia standardizzati, diversificati nel genere ma uniformati nella struttura e nello stile; e tutto questo sì che è un dramma. Tolti gli editori o le collane «di progetto» (che per fortuna esisteranno sempre, indipendentemente dalle fortune o sfortune commerciali), il rischio è che gli editori pubblicheranno solo libri sicuri; vale a dire gli stessi libri, tutti scritti allo stesso modo, così che tutti leggeremo le stesse cose. Un esempio di come si sia «conformata» l'editoria anche senza Ia, ma solo con la nuova generazione di editor e di direttori generali più attenti ai risultati del mercato che a quelli - diciamo così - della «letteratura», arriva dal confronto fra i libri più venduti nel 1988 (un anno a caso) e nel 2023 (i dati del 2024 non sono ancora disponibili). Allora. Nell'88 nei primi venti posti per copie vendute c'erano: le Lezioni americane di Calvino, due romanzi di Milan Kundera, Gesualdo Bufalino, Il nome della rosa, le Memorie di Adriano della Yourcenar, Herman Hesse, Rita Levi Montalcini e in ambito giornalistico-politico Mikhail Gorbaciov, Biagi, Andreotti, Mario Capanna, Miriam Maffai e Pansa...
Nel 2023: il Principe Henry, La portalettere di Francesca Giannone, Dammi mille baci di Tillie Cole (non sappiamo cosa sia), due libri della Murgia, due di Manzini, Ken Follett, Fabio Volo, Felicia Kingsley, Erin Doom e Pera Toons. Non discutiamo il volume di affari, ci fermiamo alla «varietà» dell'offerta. Difficile fare peggio. Con o senza l'Intelligenza artificiale.
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