Il costituzionalista: «Difficile abolirle ma non meritano tutti quei privilegi»

Professor Luca Antonini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova e presidente della Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, viviamo nell’era dei tagli: come si fa ad abolire le Regioni a Statuto speciale?
«Bella questione. Le motivazioni su cui i padri costituenti fondarono queste aree privilegiate del Paese oggi non sussistono più. Ma sono Regioni blindate dalla Costituzione e dai loro Statuti, a loro volta leggi costituzionali. Oggi però il contesto è cambiato, e l’Europa pretende sacrifici».
Insomma, rinunciamoci.
«No, ci sarebbero due alternative percorribili. Una riforma dell’assetto istituzionale, per parificare il loro status alle altre. La strada più lunga e impervia. Oppure mettere in pratica il procedimento previsto dall’articolo 116 della Carta, come ventilato dai governatori Zaia, Formigoni e Cota. Ovvero conferire maggiori ambiti di autonomia ad alcune Regioni e renderle assimilabili a quelle “speciali” dal punto di vista dei conti pubblici. Un’opportunità finora mai sfruttata».
Anche Veneto, Lombardia e Piemonte nel club dei protetti?
«Oggi i due terzi delle imposte di queste regioni finisce nel fondo di perequazione, mentre la Valle d’Aosta o le Province autonome di Trento e Bolzano (per il Friuli Venezia-Giulia non è così) trattengono entro i propri confini il 100 per cento delle risorse. Fatto ingiustificabile anche per ragioni di concorrenza».
Un affare tra ricchi.
«Per Sicilia e Sardegna il problema non è tanto come si spende ma quanto si spende. I guasti strutturali che le caratterizzano, ad esempio le dimensioni abnormi del personale della pubblica amministrazione, andrebbero corretti con un maggiore controllo da parte dello Stato piuttosto che da una riduzione della mano statale, che è invece un’esigenza del Nord. Si pensi che se tutte le Regioni italiane adottassero gli standard del Veneto risparmieremmo 25 miliardi l’anno: l’importo di una manovra».
Beh, per i miracoli...


«Da un governo tecnico come quello di Monti, che gode dell’appoggio di tutti i partiti, è lecito aspettarsi interventi di ampio respiro più che misure demagogiche e con estremi di incostituzionalità quale il promesso taglio delle Province».

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