La recessione è ormai una realtà nei Paesi dell'Eurozona. Ma per il Centro studi della Confindustria sarebbe molto più accentuata negli Stati maggiormente colpiti dalla crisi dei debiti sovrani. Nell’analisi mensile del Centro studi, i tecnici di viale dell'Astronomia spiegano che "la crisi è ormai sistemica: diffonde sfiducia tra imprese e famiglie, fa sparire le attività prive di rischio (gli stessi titoli di Stato tedeschi sono valutati come quelli inglesi, meno degli americani), infligge ingenti perdite contabili nei bilanci delle banche, blocca il mercato interbancario, impedisce la trasmissione della politica monetaria, causa una violenta stretta del credito che accentua la diminuzione della domanda interna".
Secondo la Confindustria, "il credit crunch non è uniforme tra Paesi e ciò amplia il solco di competitività a sfavore delle economie che più hanno bisogno di crescere. In Italia il permanere di rendimenti dei Btp oltre il 7 per cento renderebbe la raccolta bancaria rarefatta e a costi proibitivi per il finanziamento dei prestiti; aggiungerebbe al servizio del debito oneri per 18 miliardi sul bilancio pubblico 2013". Si tratterebbe, dunque, di "uno scenario non sostenibile che invoca misure urgenti europee e nazionali. La caduta della produzione industriale è generalizzata a tutta Eurolandia". Per quanto riguarda il sistema Italia, però, la flessione della produzione nell’industria sarebbe più profonda: "Partendo da livelli di attività ben lontani dai picchi di oltre tre anni fa, mette a repentaglio la sopravvivenza di molte imprese; inoltre, unita agli indicatori sui consumi (fiducia, acquisti di auto, vendite al dettaglio), sugli investimenti (margini bassi, ordini) e sull’export (commercio mondiale, scambi extra-Ue), delinea una consistente contrazione del Pil del Paese a cavallo tra 2011 e 2012".
Secondo il Centro studi di viale dell'Astronomia, "rispetto al 2008-2009 ci sono, però, elementi che formano una precaria rete di sicurezza: l’espansione americana, pur debole; lo sviluppo asiatico, benchè meno tumultuoso; la mancanza di eccessi da smaltire, giacchè il ciclo economico non ha alle spalle una fase
positiva. La tenuta del prezzo del petrolio rispecchia condizioni globalmente più resistenti. Mentre la cedevolezza del tasso di cambio dell’euro ribadisce che l’epicentro del peggioramento dello scenario è dentro l’Ue".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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