Roma - Chi darà una mano al porno? La crisi ha colpito anche il settore più voluttuoso: quello della pornografia. Il primo a caracollare è il mostro sacro della stampa osè, la ceratura di Hugh Hefner: Playboy. Anche il "porno non è immune alla
recessione", scrive il sito americano di Abcnews, nel riportare le
ultime indiscrezioni su Playboy. Indiscrezioni che parlano di una sua
vendita per un valore attorno ai 300 milioni di dollari e che, nel
tentare di indovinare i nomi dei potenziali offerenti dell’impero di
Hugh Hefner, fanno anche il nome di Sir Richard Branson, il noto
imprenditore britannico fondatore della Virgin Records.
Da Virgin ad Apollo Il Daily Mail precisa allo stesso tempo che il nome di Virgin è stato "fatto dagli speculatori" e che nulla si è ancora materializzato. Tra
gli altri interessati a mettere le mani su Playboy sarebbero alcuni
grandi giganti del mondo del private equity, quali Apollo Capital
Partners e Providence Equity Partners. Anche in questo caso, si
parla però di indiscrezioni, riportate dal New York Post.
Tutta colpa del porno gratis Se l’identità dei potenziali offerenti è però un mistero, non lo è sicuramente la crisi della storica rivista, che ha pagato di tasca sua il "porno gratis" a cui si può accedere attraverso Internet, e che è stata costretta a prendere anche misure drastiche, tra cui il licenziamento del 25% della sua forza lavoro a Los Angeles e a New York.
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