
Processo terminato per Askatasuna: sono 18 i condannati in primo grado del centro sociale di Torino. I giudici hanno però assolto gli imputati dall'accusa di associazione per delinquere "perché il fatto non sussiste". Da questa mattina, un centinaio di persone è assembrato all'esterno delll tribunale con striscioni e bandiere per protestare contro la condanna degli esponenti di Askatasuna. Sulla recinzione del tribunale è comparsa anche una scritta: "Se vi prendete la ragione agiremo in torto". Una vera e propria minaccia che fotografa perfettamente il clima di tensioni di queste ore in un tribunale blindato e con stringenti controlli sia all'interno che all'esterno. Le pene inflitte dai giudici variano dai 4 anni e 9 mesi ai 5 mesi di reclusione per singoli episodi. La procura aveva chiesto condanne per un totale di 88 anni di carcere.
All'uscita dal palazzo di Giustizia, i militanti condannati sono stati accolti con lunghi applausi e slogan, che sono stati sentiti anche in Aula subito dopo la lettura del dispositivo. Gli esponenti del centro sociale erano imputati per una quindicina di azioni contro i cantieri del Tav in Valsusa e durante manifestazioni a Torino avvenute fra il 2019 e il 2021. In tribunale c'erano anche alcuni esponenti di Avs, tra i quali il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi, la capogruppo di Avs in Piemonte, Alice Ravinale, e la capogruppo di Sinistra ecologista al Comune di Torino, Sara Diena. Grimaldi, subito dopo la sentenza, ha voluto sottolineare, rivolgendo un messaggio politico alla Regione Piemonte, che "il percorso di cogestione sarebbe andato avanti ugualmente anche se l'esito di questo processo fosse stato negativo. Ma l'associazione per delinquere non c'è e, quindi, penso anche che chi finora si è opposto strenuamente potrebbe iniziare a cambiare idea". Tuttavia, la legge regionale impedisce di intraprendere il percorso per i beni comuni per quegli edifici che risultano occupati entro 5 anni.
"Massimo rispetto per il lavoro della magistratura, ma il mio parere non cambia: la violenza va sempre condannata e Askatasuna deve essere chiuso e restituito alla città. Non si può tollerare chi limita con la violenza la libertà dei cittadini, chi non rispetta le leggi e attacca in maniera impunita le Forze dell'Ordine. È a loro che va spiegata la sentenza", ha dichiarato il ministro per la Pubblica Amministrazione, e segretario regionale di Forza Italia in Piemonte, Paolo Zangrillo. Alla sua voce si è unita quella di Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera: "Chi usa la violenza come strumento di lotta, ideologica e politica, chi si professa fuori da ogni regola, assurgendo a professionisti del disordine, minaccia le istituzioni, devasta la città, i beni della cittadinanza e il patrimonio, così come chi aggredisce le forze dell'ordine, non può mai essere un interlocutore dello Stato e pertanto delle amministrazioni degli enti locali". Le 18 condanne, sottolinea l'esponente di Fratelli d'Italia, "lo confermano, anche se cade l'associazione a delinquere: non cambia la sostanza e anzi questa prima sentenza lo certifica in pieno. La pericolosità degli esponenti di Askatasuna resta ed è molto grave, proprio perché i militanti, pur condannati, sono fieri dei loro comportamenti".
Andrea Bonadonna, attivista No Tav e del centro sociale Askatasuna, imputato insieme ad altri militanti, all'uscita dall'Aula ha dichiarato che "anche se siamo emotivamente un po' provati, ci preme sottolineare che questa è soltanto una tappa della nostra battaglia, non solo come imputati, ma in generale come quella parte di Torino che da sempre lotta". Subito dopo la sentenza, è partito il corteo per le strade di Torino, accuratamente attenzionato dalle forze dell'ordine. "Dopo anni di violenze organizzate, assalti al cantiere Tav, manifestazioni trasformate in vere e proprie azioni di guerriglia, con centinaia di poliziotti feriti in modo grave, sentirsi dire che non esiste un’associazione a delinquere è semplicemente surreale. Askatasuna ha operato come un gruppo strutturato, con metodi paramilitari e un’agenda chiaramente eversiva. I cittadini italiani hanno pagato in soldi e sicurezza il prezzo di questa tolleranza: decine di milioni di euro bruciati in ordine pubblico, mentre i nostri agenti venivano mandati in prima linea sotto le molotov", si legge in una dichiarazione di Domenico Pianese, segretario del sindacato di Polizia Coisp.
"Chi lavora per la sicurezza conosce purtroppo molto bene le imprese degli appartenenti ad Askatasuna, e la maggior parte degli operatori in divisa impegnati nelle ‘zone di loro competenza’ ne ha conosciuto gli effetti sulla propria pelle. Sono anni che viviamo una vera e propria odissea per fronteggiare i continui, ripetuti, attacchi contro le istituzioni, gli enti privati, le città, i cittadini inermi, da chi pensa di poter affermare la propria supremazia sullo Stato con arrogante menefreghismo delle regole. Oggi sentiamo che molti di questi imputati sono stati condannati ma, in concreto, rischiano di non scontare alcuna pena e di non pagare un soldo", sono le parole di Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato. Quindi, l'invito e la preghiera al ministro degli Interni: "La sentenza emessa a carico di componenti del centro sociale Askatasuna, come tutte le sentenze, va rispettata, ma ci obbliga a chiedere a gran voce al ministro Piantedosi di impugnarla. Nel processo sono stati contestati reati gravi, anche al di là dell’associazione a delinquere".
Speriamo, aggiunge Luca Pantanella, Segretario Generale Fsp Polizia Torino, "che il fatto di valutare solo i reati minori derubricando così le accuse più gravi non siano un incentivo a continuare ad alzare il livello di lotta sociale contro lo Stato e contro i cittadini onesti, essendo gli appartenenti ad Askatasuna palesemente difesi dal Sindaco di Torino e da molti esponenti della sinistra, e che di fatto come Autonomi rappresentano quindi ancora di più oggi un serio pericolo per la collettività."
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