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"Mancano le motivazioni". Rischia di saltare il processo per la morte di Nada Cella

Il legale di due imputati nel processo per l’omicidio ha presentato una memoria difensiva: si deciderà in udienza

Nada Cella, uccisa nel 1996
Nada Cella, uccisa nel 1996
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C’è grande attesa per l’inizio del processo per l’omicidio di Nada Cella, uno dei più celebri e insoluti cold case italiani. Ma ci potrebbe essere lo stop. Il legale di due degli imputati ha infatti presentato un’istanza di legittimità costituzionale, in una lunga memoria che verrà discussa nell’udienza prevista il prossimo 6 febbraio.

Si tratta dell’avvocato Andrea Vernazza che difende il commercialista Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni: il corpo di Nada Cella fu trovato proprio nello studio di Soracco, in cui la giovane lavorava, il 6 maggio 1996. Figlio e madre sono accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni ai pm. Per l’accusa di omicidio è invece imputata Annalucia Cecere, che sarebbe stata una conoscente di Soracco all’epoca dei fatti.

Secondo Vernazza, come riporta l’Adnkronos, il provvedimento sarebbe da annullare, perché il rinvio a giudizio non è stato motivato come prescrive la legge e “perché arriva dopo una sentenza motivata di proscioglimento del gup Angela Nutini, secondo cui non ci sarebbero motivazioni tali da superare l'oltre ragionevole dubbio. Il paradosso quindi è che Cecere, Soracco e Bacchioni andrebbero a processo, tra l'altro con accuse pesantissime, soprattutto Cecere, senza sapere il perché”.

Inizialmente infatti quelli che oggi sono i tre imputati erano stati prosciolti dalla giudice Angela Nutini, che aveva considerato l’accusa come mero sospetto e diceria, per cui non ci sarebbe stata una “ragionevole previsione di condanna”. Successivamente il rinvio a giudizio è arrivato in appello dal collegio presieduto dal giudice Vincenzo Papillo, che, a differenza di Nutini, non avrebbe motivato la sua decisione.

Quindi la corte d’assise dovrà pronunciarsi sull’eccezione presentata da Vernazza, e se sarà accolta interverrà la corte costituzionale, altrimenti il processo proseguirà. Il 6 febbraio sono attesi tra gli altri la pm Gabriella Dotto e le legali di parte civile Sabrina Franzone e Laura Razetto, che assistono la madre e la sorella della vittima.

Le indagini sull’omicidio di Nada Cella sono state riaperte grazie al lavoro della criminologa Antonella Pesce Delfino, la quale ha puntato l’accento su un bottone ritrovato sulla scena del crimine: bottoni simili erano stati trovati in casa di Annalucia Cecere all’epoca del delitto, ma ci sarebbe stato un problema di comunicazione tra i carabinieri

che li rinvennero e i poliziotti che indagavano. Secondo l’accusa, il presunto movente di Cecere, difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini, sarebbe da rintracciare nella gelosia nei confronti di Nada Cella.

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