Prende il reddito di cittadinanza, ma ha un'azienda: lo straniero finisce nei guai

Un cittadino straniero residente a Perugia è finito a processo per truffa in quanto percepiva il reddito di cittadinanza senza averne diritto: risiedeva in Italia da soli quattro anni e nel frattempo aveva anche acquistato un'azienda. La difesa: "Si tratta di un errore, il sussidio non è mai stato speso"

Prende il reddito di cittadinanza, ma ha un'azienda: lo straniero finisce nei guai

Aveva inoltrato all'Inps la domanda per ottenere il reddito di cittadinanza ed era anche riuscito a rientrare nella platea dei beneficiari. Solo che aveva omesso il fatto di possedere un'azienda e di risiedere in Italia da soli quattro anni (quando la normativa che disciplina il sussidio ne richiede almeno dieci). E per questa ragione, un cittadino straniero residente a Perugia è finito dei guai: dovrà rispondere di truffa. Stando a quanto riportato dalla testata online PerugiaToday, la procura di Perugia gli contesta il fatto di avere dichiarato il falso in merito alla residenza in Italia e di aver omesso proprietà e redditi. Secondo l’accusa, lo straniero avrebbe omesso informazioni dovute, dichiarando di essere residente nel territorio italiano da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, quando in realtà viveva sul territorio nazionale dal 12 gennaio del 2018.

E lo avrebbe fatto al fine di ottenere indebitamente il beneficio del reddito di cittadinanza. Gli inquirenti gli contestano poi di aver inviato la richiesta del contributo il 30 marzo del 2021, corredata da falsa attestazione sulla residenza. In questo modo avrebbe indotto in errore il personale dell’Inps di Gubbio che, sulla scorta delle sue asseverazioni, riconosceva il beneficio economico di 675,33 euro per il solo mese di aprile del 2021, procurando a sé un ingiusto profitto con un corrispondente danno per l’istituto previdenziale. Non è tutto: l'imputato avrebbe anche omesso di dichiarare l’acquisto di un’impresa per un valore di 10mila euro e di aver iniziato una nuova attività lavorativa. Oltre ad aver "dimenticato" le conseguenti variazioni di reddito e patrimonio nonché altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio del reddito di cittadinanza.

La difesa, a quanto pare, sembra intenzionata a dimostrare presunti errori effettuati piuttosto dagli impiegati allo sportello sindacale nella gestione della pratica: lo proverebbe il fatto che lo straniero non avrebbe mai ritirato la carta elettronica e non avrebbe nemmeno speso un centesimo del denaro indebitamente percepito. Nel corso della prima udienza celebrata nelle scorse ore sono stati ammessi i testi dell’accusa e dell'avvocato difensore, con rinvio a marzo del 2023.

Quello del rdc resta insomma un tema particolarmente caldo, anche alla luce delle ultimi dichiarazioni del presidente del consiglio Giorgia Meloni circa la riforma del sussidio che dovrebbe a questo punto entrare nel vivo fra il 2023 e il 2024. I controlli incrociati sulle situazioni dei percettori però andranno avanti.

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