Avrebbe avuto un malore ma non è stato confermato ufficialmente. Certo è che Alessia Pifferi, all’indomani della condanna in primo grado all’ergastolo per la morte della figlia Diana Pifferi di 18 mesi, sta venendo videosorvegliata nella sua cella a San Vittore, dove è detenuta da luglio 2022, ovvero dopo l’arresto a seguito del decesso della piccola.
La sua legale Alessia Pontenani, che l’assiste pro bono, si è recata nella casa circondariale per verificare le condizioni di salute della condannata. Tuttavia, come riporta Il Giorno, sulla questione si è pronunciato il garante dei detenuti Francesco Maisto: “Nessun evento critico è stato registrato. La Pifferi è da ieri sorvegliata h 24 ma anche in una cella con videosorveglianza”.
La donna dovrebbe trasferita a giorni nel carcere di Opera. Non si sa perché sia videosorvegliata costantemente, né se si temano al momento gesti autolesionistici. Pifferi aveva detto alla sua legale che, a seguito delle proprie dichiarazioni spontanee nell’udienza del 12 aprile nel processo in corte d’assise, un’educatrice l’avrebbe invitata ad avere un atteggiamento più silenzioso e le avrebbe consigliato di chiedere il trasferimento a Bollate. La donna aveva lamentato in tribunale un presunto comportamento aggressivo da parte delle sue compagne di detenzione, ma non risulterebbero riscontri dalla documentazione del carcere.
La condanna all’ergastolo è giunta senza la concessione di alcuna attenuante, ma con l’aggravante del vincolo parentale. Alessia Pifferi aveva lasciato Diana per 6 giorni da sola, nella casa in cui abitavano a Milano in zona Ponte Lambro, per stare a Leffe dal compagno di allora. Rientrata in casa l’avrebbe trovata senza vita, ma a suo dire senza averne consapevolezza - tanto che avrebbe provato a ravvivarla bagnandole mani e piedi che erano già neri. Diana è morta di stenti: con un po’ d’acqua, un biberon di latte e del tè nel suo lettino da campeggio, avrebbe provato a mangiare parti del pannolino sporco per i morsi della fame - tracce del dispositivo sanitario sono infatti state trovate nel suo stomaco.
L’avvocato Pontenani ha già annunciato il ricorso in appello: la professionista sostiene da sempre che situazione pregressa e problemi cognitivi sarebbero stati alla base di quanto accaduto. “Si aspettava una sentenza così dura - ha raccontato la legale a margine della pronuncia della corte - ma era molto dispiaciuta per l'atteggiamento della sorella e della mamma. Quando il presidente ha pronunciato la parola ergastolo si è capito che dietro stavano festeggiando e qui c'è ben poco da festeggiare.
Oggi Alessia Pifferi ha pianto, si è lasciata andare, sta continuando a piangere. Era molto preoccupata all'idea di tornare in carcere per quello che può accadere adesso all'interno di San Vittore. Sicuramente gli insulti adesso ripartiranno, come ripartono regolarmente dopo ogni udienza”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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