"Lei viene da me, mi tocca, mi gira...(...) mi provoca, le chiedo: 'Ah vuoi fare sesso con me?'". L'ultimo affronto alla vittima è al processo. Per difendersi dall'accusa di stupro di gruppo, Barry sceglie la via più facile. Dare la colpa a lei. "Eravamo tutti e due un po' brilletti – dice il guineano, 43 anni, al pm che lo incalza - perché anche io avevo bevuto, ero lì per farmi passare l'alcol". Continua: "Si mi propone di fumare, anche se io non volevo fumare, poi mi provoca per un atto sessuale perché lei lo fa sempre. Mi provoca".
Dettaglio agghiacciante è che la conosceva, la 43enne di origine brasiliana vittima di una brutale violenza avvenuta in strada, quasi sotto gli occhi dei passanti, nella notte tra il 2 e il 3 luglio scorso in piazza Napoli a Milano. Viene da chiedersi se non la avesse già presa di mira. “Abito vicino l'ufficio del marito, la vedo anche nel baretto quando vado a vedere la partita di calcio”. Tre uomini sono ora a processo davanti alla nona penale e per tutti la procura milanese, con la pm Rossella Incardona, ha chiesto una condanna a 12 anni di carcere per violenza sessuale aggravata. Oltre a Barry, ci sono due egiziani: Ahmed Shaeban di 22 anni e Khaled Ghaly di 47 anni. Da quanto racconta il primo, la sua non è una vita ai margini. Magazziniere-fattorino, separato, frequenta la zona. Incensurato. Ogni tanto passa la serata su quella panchina. “È un posto dove vado sempre perché mi ricorda i momenti della mia vita (…) Vado lì anche a sedermi e a pensare, perché sono stato male, ho avuto una malattia grave sono lì e mi siedo. Quella sera ero lì perché avevo bevuto alcol e non volevo tornare a casa ubriaco”. Secondo la sua versione lui e la donna sarebbero entrati dietro un cespuglio. Volontariamente. “Ho sentito un italiano che dice 'Ah, vuole l'uomo nero', io mi sono messo a ridere”. Il racconto prosegue con immagini di lampeggianti, carabinieri. “Ho pensato: magari mi ammazzano per qualcosa che loro credono e che invece non c'è mai stato”.
La scorsa udienza al processo a Milano era stata sentita la vittima, in modalità protetta. Di quella notte in testa aveva solo dei “flash”. Troppo difficile riportare alla mente i volti degli aggressori. “Ho solo dei ricordi confusi in testa di quella sera, avevo bevuto. Ricordo che ero in strada, poi ho un vuoto. Le ultime memorie sono le parole e i visi dei medici, la mattina in ospedale”.
Secondo le indagini, era la notte tra il 2 e il 3 luglio scorso quando i tre l'hanno violentata a turno, dopo averla trascinata per i polsi dietro una siepe. Quella sera, come è stato ricostruito nell'inchiesta, la donna era sola e disorientata per via dall'alcol bevuto in strada dopo una discussione in casa con il marito. Così l'hanno afferrata e trascinata in un angolo, incuranti del fatto che qualcuno potesse assistere e chiamare aiuto. Poi l'hanno violentata. Due uomini, e un egiziano di 23 anni, sono stati fermati subito dopo dai carabinieri che sono stati avvisati dai passanti. Proprio due di loro, egiziani come uno dei due aggressori, erano intervenuti per aiutare la ragazza. Il terzo aggressore è stato rintracciato e arrestato un mese e mezzo dopo la violenza nell'indagine dei carabinieri, grazie alle immagini di sorveglianza della zona.
Il gip Massimo Baraldo nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere ha parlato di stupro di gruppo con "modalità brutali", messo in atto "quasi alla vista dei passanti".
Nel provvedimento ha sottolineato che la 42enne è stata trasformata in un "oggetto di piacere" e trascinata "in una zona appartata dei giardini pubblici, respingendo coloro che cercavano di portarla via". Il giudice ha anche parlato di abusi commessi "in un contesto di degrado, con disprezzo di valori basilari di pacifica convivenza e rispetto dei soggetti deboli".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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