C’è una parte dell’opinione pubblica che di fronte all’efferatezza dei reati contro la persona e alla giovanissima età di chi li commette reclama certezza della pene o comunque pene più severe. Uscite anticipate per buona condotta, permessi premio e altre agevolazioni che il sistema penale italiano ammette, secondo alcuni sono incompatibili con reati di particolare gravità. Una di queste persone è Imma Rizzo, madre di Noemi Durini e uno dei volti più attivi e significativi nella lotta alla violenza di genere.
Noemi Durini aveva 17 anni quando nel 2017 fu uccisa da Lucio Marzo, con cui aveva avuto una relazione. Marzo è stato condannato a 18 anni e 8 mesi, ma da tempo fruisce di permessi premio. Tanto che Imma Rizzo ha deciso di scrivere al ministro Carlo Nordio: “Il fatto che l’assassino di mia figlia abbia ottenuto dei permessi premio appena tre anni dopo la scomparsa di Noemi è una beffa e un fallimento dello Stato. Lucio Marzo è uscito dopo pochi anni, vivendo una vita quasi normale: va allo stadio, frequenta ragazze, partecipa a eventi sociali. È come se avesse preso in giro non solo noi, ma anche lo Stato. Chi toglie la vita non dovrebbe mai più uscire dal carcere, è una questione di sicurezza per la società”, ha dichiarato al Corriere della Sera.
Il ministro non le avrebbe ancora risposto, ma il deputato Dario Giacconi della Lega avrebbe presentato un’interrogazione parlamentare sul tema dei permessi premio ai condannati. Secondo Imma Rizzo reinserimento e rieducazioni sono accettabili “per reati minori, come lo spaccio o piccoli furti. Ma per chi commette reati gravi è inaccettabile. Una persona che ha tolto la vita ad un’altra persona dovrebbe essere rieducata solo in carcere, non in libertà. Lo Stato deve proteggere le vittime, non gli assassini”. La mamma di Noemi Durini ha ricordato inoltre come Lucio Marzo sia stato fermato stato di ebrezza alla guida ad agosto 2023, oltre al fatto che non gli era consentito guidare veicoli.
Non solo giustizia, ma anche prevenzione: secondo Imma Rizzo è fondamentale educare nelle scuole affinché si contrasti la violenza sul nascere. E commenta la condanna all’ergastolo e la richiesta di ergastolo rispettivamente per Alessandro Impagnatiello e Filippo Turetta: “È vergognoso che qualche avvocato abbia parlato di ergastolo come se fosse un fallimento dello Stato.
Il vero fallimento è non darlo. Per reati efferati come l'omicidio, l'ergastolo dovrebbe essere la norma. Lo Stato deve smettere di tutelare gli assassini. Se le pene fossero più severe, ci sarebbero meno femminicidi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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