Non sono rare le espressioni "irrituali" nei provvedimenti dei giudici, dalle ordinanze alle motivazioni delle sentenze. Perifrasi auliche, moralismo ogni due paragrafi, rimandi storici e letterari, latinismi. E anche un “quanto basta” di frasi a effetto. Qui però c'è chi stavolta si è superato nel cosiddetto "esercizio di stile": parliamo del giudice per le indagini preliminari di Crotone Michele Ciociola, chiamato a decidere sul fermo di due dei tre presunti scafisti del naufragio di Crotone, Sami Fuat, 50enne turco e Khalid Arslan, 25enne pakistano. Nell'ordinanza di convalida del fermo, lunga neanche una cinquantina di pagine e depositata oggi, il gip esprime alcune considerazioni poco neutre sulla tragedia dei migranti avvenuta sulle coste calabresi. Un prologo lungo neanche una ventina di righe, capace però di far saltare sulla sedia chi legge. "In attesa dell'atteso ed osannato turismo crocieristico - scrive nero su bianco - l'Italia per alcuni giorni scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone e dintorni".
“Esotici viaggi”? Non si può non sgranare gli occhi di fronte a parole simili, per quanto di sicuro siano state dettata da "amara" ironia. Soprattutto quando si hanno ancora in mente le immagini del disastro da poco avvenuto al largo della costa calabrese, con decine di morti (tra cui bambini) e dispersi. Ed eccolo che continua: "Nel frattempo immarcescibili e sempre più opulente organizzazioni criminali turche (nel caso in specie, tuttavia, emergono appendici strutturali pakistane) brindano all'ultima tragedia umanitaria (il disastroso terremoto che inghiottiva parte della Turchia e della già martoriata Siria) che regalerà ai loro traffici ulteriori miriadi di disperati, disperati disposti a tutto pur di mettersi alle spalle un crudele presente ed un ancor più fosco futuro”.
Siamo quasi alla fine della premessa, vicini allo svolgimento del provvedimento che si conclude nella decisione di convalidare il fermo e disporre la misura cautelare in carcere per gli scafisti. "Lungi dall'ergersi alla Cassandra di turno, chi scrive, gravato dagli orrori dell'ultima mareggiata pitagorica, si accinge a vagliare l'ultimo fermo disposto in materia di immigrazione clandestina". Prima di entrare finalmente nel merito delle "apprezzande esigenze cautelari", ecco l'ultimo volo stilistico: "Diversamente dal consueto, il caso di specie registra decine di vittime, vittime di un destino sordo alle loro speranze e di uno stato di necessità non altrimenti fronteggiabile se non alla mercé di disperati viaggi della speranza".
Fine del prologo, fine della "letteratura". Salvo poi proseguire, nei paragrafi riguardanti le esigenze cautelari. Riferendosi alla "cosciente volontà di portare in territorio nazionale soggetti extracomunitari”, il gip scrive che “lo sbarco in esame non può essere ritenuto frutto di un epifenomico accordo tra 'quattro amici al bar', che imbattutisi per caso in almeno 180 disperati, decidono di affrontare i perigli del mare per speculare sul desiderio di libertà dei disperati medesimi”.
In sostanza: fermo convalidato e carcere per gli indagati per favoreggiamento all'immigrazione clandestina, naufragio colposo e lesioni.
Il motivo principale: il "concreto pericolo di commissione di reati della stessa indole di quelli per cui si procede, per le specifiche modalità e circostanze del fatto che denotano una spiccata pericolosità sociale degli indagati” che spinge a “ritenere di certo non improbabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi”.
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