I terroristi di Hamas sono animati dall’intenzione di spazzare via il popolo ebraico, esattamente come i nazisti. Durante la cerimonia ufficiale commemorativa di Yom Hashoah, la giornata del ricordo dell’Olocausto in Israele, il premier Benjamin Netanyahu ha ricordato che lo Stato ebraico sta affrontando un nemico “spietato e brutale” che vuole la sua distruzione, ottant’anni dopo la fine degli orrori del Terzo Reich.
Never Again is NOW! #YomHaShoah pic.twitter.com/nvTXxJHV2C
— Benjamin Netanyahu - בנימין נתניהו (@netanyahu) May 5, 2024
“L’attacco del 7 ottobre non è stato un Olocausto, non per mancanza dell'intenzione di annientarci, ma per mancanza di capacità”, ha affermato il primo ministro di Tel Aviv. “I nostri nemici hanno commesso un grave errore. Pensavano che fossimo una società debole. Si sbagliavano. Nel momento della verità, siamo rimasti fianco a fianco, pieni di determinazione, resilienza e potere. La nostra prova è continuare e restare uniti fino a raggiungere la vittoria perché questi sono giorni fatidici e questo è l'unico modo per garantire la nostra esistenza e il nostro futuro”. Netanyahu ha anche sottolineato che, a differenza dell’epoca del nazismo, Israele oggi “ha una forza in grado di difenderlo”.
Più pacato, invece, il discorso del presidente Isaac Herzog, convinto che il massacro del 7 ottobre “non è stato un Olocausto”, perché quell’evento “fu l’abisso più profondo della storia umana”. Il capo di Stato israeliano ha sottolineato che, nel corso dei decenni trascorsi dalla fine della Seconda guerra mondiale, “ci siamo assicurati ripetutamente: mai più. E abbiamo giurato che il popolo ebraico non sarebbe mai più rimasto indifeso e senza protezione”. Herzog ha però ammesso che gli orrori dello sterminio ordinato da Hitler “riecheggiavano” tra gli abitanti di Israele durante la mattanza compiuta dai terroristi palestinesi.
Dal 7 ottobre, l'esercito ebraico è impegnato in una campagna per la completa eradicazione di Hamas dalla Striscia, in modo che eventi del genere non si ripetano. Negli ultimi giorni, è stata sfiorata la possibilità di un accordo per un cessate il fuoco temporaneo e la liberazione degli ostaggi, ma la mediazione di Egitto e Qatar si è scontrata con la richiesta dei terroristi di un'interruzione indefinita delle ostilità. Una condizione, quest'ultima, che il premier Netanyahu non è intenzionato a concedere perché equivarrebbe a una resa. I colloqui al Cairo, a cui ha partecipato una delegazione dei terroristi, si sono conclusi domenica 5 maggio senza un nulla di fatto e i negoziatori di Hamas hanno in programma di tornare martedì nella capitale egiziana.
Ad accrescere ulteriormente le tensioni, in particolare tra Israele e Doha, è stata la decisione dell'esecutivo ebraico di sospendere nel Paese la trasmissione di Al Jazeera, emittente qatariota accusato di diffondere odio contro Israele.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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