"Chiarimenti su accesso ai dati". Ora il Garante torchia TikTok

La decisione arriva dopo la diffusione delle dichiarazioni rilasciate da un ex dirigente della società ByteDance

"Chiarimenti su accesso ai dati". Ora il Garante torchia TikTok
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Il Garante della privacy vuole vederci chiaro, e chiede ufficialmente a TikTok di fornire delle informazioni in merito alle dichiarazioni di recente rilasciate da un ex dirigente della società ByteDance e riportate sui principali organi di stampa. Secondo queste accuse, rispedite comunque al mittente dalla piattaforma di video sharing, si sarebbe verificato un accesso ai dati personali degli utenti da parte del partito comunista cinese.

"Considerato che le notizie fanno riferimento ad una presunta comunicazione illecita di dati personali da parte di TikTok verso lo stesso partito, attività esclusa con fermezza dalla Società anche in occasione di recenti incontri istituzionali sul tema, il Garante", dichiara in un comunicato ufficiale l'Authority, "ha invitato quest’ultima a fornire le proprie osservazioni su quanto riportato e sull’eventuale coinvolgimento di TikTok Technology Ltd, nella trasmissione di dati di utenti anche italiani ed europei alle autorità governative cinesi".

Cosa è accaduto

A finire nel mirino della stampa è stata proprio l'azienda che controlla il celebre social, accusata di aver consentito al Partito comunista cinese di accedere ai dati sensibili di manifestanti e attivisti impegnati nelle proteste ad Hong Kong. A puntare il dito contro ByteDance è l'ex dirigente Yintao Yu, che avrebbe presentato la propria denuncia presso un tribunale negli Stati Uniti: secondo la sua tesi, gli utenti che caricavano sul social "contenuti correlati alle proteste" venivano identificati e quindi tenuti sotto controllo. Yu avrebbe inoltre aggiunto che il Partito comunista cinese poteva avere accesso anche ai dati sensibili dei fruitori di TikTok negli Usa. Accuse rispedite immediatamente al mittente da una portavoce dell'azienda, che le ha definite "infondate".

Secondo la stampa statunitense Yintao Yu avrebbe depositato la sua denuncia la settimana scorsa presso il tribunale superiore di San Francisco, sostenendo che i membri di un comunicato del Partito comunista cinese potevano accedere a un "superuser credential", noto anche col nome di "god user": con questo particolare profilo era possibile visualizzare tutti i dati sensibili raccolti da ByteDance.

Yu, che per un anno (2017/2018) ricoprì l'incarico di responsabile dell'ingegneria negli Stati Uniti per ByteDance, ha spiegato che grazie alle credenziali del "god user", i membri del Partito sono riusciti a "identificare e localizzare i manifestanti di Hong Kong, gli attivisti per i diritti civili e i sostenitori delle proteste".

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