Lo studio dell'ebraico, gli ergastoli e la beffa agli 007: chi è il "piccolo Hitler" di Hamas

Yahya Sinwar, leader del gruppo filo palestinese, è stato inserito da Tel Aviv in cima alla lista degli obiettivi nemici da neutralizzare e per questo è considerato un "uomo morto che cammina"

Lo studio dell'ebraico, gli ergastoli e la beffa agli 007: chi è il "piccolo Hitler" di Hamas
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"Non si preoccupa del suo popolo. Si comporta come un piccolo Hitler in un bunker. La sua gente è interessante per lui come un granello di polvere". Benjamin Netanhyau ha lanciato l'ennesimo attacco all'indirizzo di Yahya Sinwar, l'uomo che Israele ritiene maggiormente responsabile degli attacchi sferrati da Hamas lo scorso 7 ottobre. Sinwar, leader del gruppo filo palestinese, è stato inserito da Tel Aviv in cima alla lista degli obiettivi nemici da neutralizzare e per questo è considerato un "uomo morto che cammina". Di lui, tuttavia, al momento non ci sono tracce. Sembra un fantasma ma il suo castello, la Striscia di Gaza, è ormai presa d'assalto dalle Forze di difesa israeliane (Idf). Ma chi è davvero il profilo ricercato da Israele? E cosa sappiamo sul suo conto?

Caccia a Yajya Sinwar

Sinwar, 61 anni, è oggi l'uomo più ricercato d'Israele. "Vladimir Jabotinsky, Menachem Begin, Yitzhak Rabin. Ha letto tutti i libri che sono usciti sulle più importanti figure israeliane. Ci ha studiato dall'alto verso il basso", ha detto Micha Kobi, che in passato lo ha interrogato per il servizio di intelligence isrealiano Shin Bet. Il leader di Hamas è stato arrestato più volte dalle autorità di Tel Aviv, l'ultima nel 1989, condannato a scontare quattro ergastoli. È stato liberato nel 2011 nel corso di uno scambio di prigionieri con Israele.

Mentre era in prigione ha iniziato a studiare l'ebraico nonché Israele. A quindici anni dalla sua condanna, ha utilizzato la lingua appresa in un'intervista televisiva israeliana. In quell'occasione non ha parlato di guerra, preferendo esortare l’opinione pubblica israeliana a sostenere una hudna, o tregua, con il gruppo militante di Hamas.

Come ha sottolineato il Financial Times, prima della recente incursione di Hamas, Israele aveva quasi 40 anni di esperienza nel trattare con Sinwar. Eppure, quella conoscenza accumulata non ha fatto altro che cullare in un falso senso di compiacenza i capi della sicurezza israeliani. Colti alla sprovvista dalle ultime vicende.

Valutazioni errate

Alla vigilia della guerra, Israele considerava Sinwar un estremista pericoloso ma comunque docile, e ben più interessato a consolidare il dominio di Hamas a Gaza e ad ottenere concessioni economiche, che non a guidare il gruppo per distruggere lo Stato ebraico. Questa interpretazione errata del carattere di Sinwar sarebbe stato il preludio al più grande fallimento dell’intelligence di Tel Aviv. Per alcuni esperti, l'uomo era riuscito a realizzare l'inganno definitivo.

Sotto la sua guida, Hamas ha calibrato l’uso della forza – proteste al confine, palloncini incendiari e soprattutto lancio di razzi – per spingere Israele a ulteriori colloqui indiretti tramite mediatori egiziani, del Qatar e delle Nazioni Unite. I motivi della svolta esplosiva di Sinwar del 7 ottobre rimangono un enigma.

Da segnalare che Sinwar è la mente che ha consentito ad Hamas di ricevere milioni di dollari

dall'estero per alleviare la povertà degli abitanti della Striscia. Per farlo ha ottenuto il semaforo verde da Netanyahu, al quale, tra segnali di pragmatismo e timide aperture, aveva persino scritto una lettera in ebraico.

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