Il politico dell’opposizione russa Vladimir Kara-Murza dovrà scontare la sua pena in un carcere di massima sicurezza in Siberia. L’informazione è arrivata dal suo legale Vadim Prokhorov: “È stato portato nella colonia penale IK-6 di Omsk ed è stato subito messo in cella di isolamento”. La città dista circa 2.700 chilometri da Mosca, nel pieno della steppa al confine con il Kazakhistan. L’uomo è in carcere dall’11 aprile 2022.
Kara-Murza, in possesso della doppia cittadinanza russo-britannica, è stato condannato nell’aprile del 2023 a 25 anni di reclusione per alto tradimento, con l’accusa di aver diffuso “false informazioni” sull’esercito russo e aver cooperato con “un’organizzazione indesiderata”. Una sentenza, questa, senza precedenti per lunghezza nell’ambito dei processi politici russi. La motivazione dietro l'incarcerazione è la partecipazione di Kara-Murza a diverse conferenze a Lisbona, Helsinki e Washington, durante le quali ha condannato l’invasione dell’Ucraina. Prokhorov ha affermato che l’uomo è stato tenuto per diversi giorni in una cella di isolamento a Samara e che il suo viaggio fino ad Omsk “è durato non meno di tre settimane”. Questo dato trova riscontro nella lentezza del sistema penale russo, che impiega tempi molto lunghi per trasportare i prigionieri nelle carceri più remote del Paese, con varie soste in prigioni locali lungo il percorso dove i detenuti vengono spesso “persi” o dimenticati dalle istituzioni.
Gli avvocati e la famiglia di Kara-Murza si sono detti preoccupati per le condizioni di salute dell’uomo, che soffre di polineuropatia ai piedi, una condizione nervosa causata da due tentativi di avvelenamento nel 2015 e nel 2017. Episodi, questi, su cui le autorità russe non hanno mai indagato. La sua salute è progressivamente deteriorata da quando è stato arrestato.
Vladimir Kara-Murza era uno stretto collaboratore di Boris Nemtsov, assassinato nel centro di Mosca tredici anni fa, aveva collaborato con l’ex prigioniero di coscienza Mikhail Khodorkovsky, ex oligarca in esilio e fondatore dell’associazione anti-Putin “Open Russia”, e con diverse organizzazioni non governative per i diritti umani e organi d’informazione indipendenti.
Aveva inoltre sostenuto la “lista Magnitsky”, l’elenco stilato dall’Unione europea composto da 32 funzionari russi coinvolti nella morte in carcere dell’avvocato Sergei Magnitsky, “colpevole” di aver indagato su una maxi frode da 230 milioni di dollari ai danni di Mosca e perpetrata da ufficiali addetti alla riscossione delle tasse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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