"Qualcuno ha perso anche 20 kg". L'inferno degli ostaggi in mano ad Hamas

La dottoressa Noya Shilo segue trenta israeliani liberati dalla prigionia a Gaza: "Eravamo sotto choc ascoltando i loro racconti"

"Qualcuno ha perso anche 20 kg". L'inferno degli ostaggi in mano ad Hamas
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Crudeltà, ferocia, malvagità. Un vero e proprio inferno quello vissuto dagli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Dal 7 ottobre, giorno dell'attacco senza precedenti a Israele, al rilascio, un periodo contrassegnato dalla disumanità dei miliziani del gruppo terroristico palestinese. Una testimonianza vivida quanto dura è quella di Noya Shilo, la dottoressa dell'ospedale Sheba - vicino a Tel Aviv - che segue trenta ostaggi israeliani (nova bambini e ventuno adulti) liberati dopo cinquanta giorni di prigionia. "Eravamo sotto choc nel sentire le cose più brutali e crudeli contro le persone più innocenti", le sue parole che lasciano senza fiato.

Intervistata da Repubblica, la dottoressa israeliana ha spiegato di aver visto danni significativi nei corpi degli ostaggi, due cose soprattutto: "Uno, le ferite da proiettile ricevute il 7 ottobre durante il rapimento che non erano state trattate e si sono complicate. Due, molti di loro avevano coaguli di sangue nelle gambe e nei polmoni perché erano stati sempre fermi per un tempo così lungo". Adulti e bambini malnutriti e disidratati - c'è chi ha perso venti chili - ma anche traumi psicologici: "Quando sei nelle mani di Hamas fai quello che ti dice Hamas", la sottolineatura di Noya Shilo, fino ad arrivare ai racconti drammatici di abusi e violenze.

La maggior parte degli israeliani è stata tenuta in isolamento per più di cinquanta giorni, priva di cure e di medicine, con una pita di pane al giorno e senza mai vedere la luce del giorno. "Hamas diceva loro che non c’era più Israele, che non esisteva più un posto dove tornare", la ricostruzione della dottoressa, che ha posto l'accento sulla totale perdita di fiducia da parte dei suoi pazienti. Gradualmente sono venute fuori le storie orribili legate a quel 7 ottobre: "I rapimenti sono stati molto violenti [...] Non c’è dubbio che sono stati compiuti crimini di natura sessuale il 7 ottobre. Come team medico eravamo sotto choc nel sentire ogni tipo di abuso immaginabile, le cose più brutali e crudeli uno possa immaginare, è stato davvero disumano e contro le persone più innocenti".

Una testimonianza forte, che lascia il segno. La dottoressa israeliana ha inoltre raccontato che prima del rilascio una delle donne rapite da Hamas è stata portata per qualche giorno nell'ospedale di Khan Yunis per essere curata: "Mi ha detto che la situazione era terribile, con tanti feriti, tanti sfollati e tanta sofferenza. Questa è la gente che Hamas ha rapito, stuprato e ucciso".

Ma Noya Shilo ha sottolineato che in realtà nessuno - in modo assolutamente intenzionale - ha trattato le ferite:"Se vuoi sistemare una frattura, la sistemi in modo che guarisca. Ma nessuna delle fratture è guarita".

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