Chi è Tchiani, il generale golpista che si è autoproclamato leader del Niger

Il capo della guardia presidenziale, considerato ispiratore del golpe, è apparso in Tv annunciando di essere a capo del nuovo governo militare di transizione

Chi è Tchiani, il generale golpista che si è autoproclamato leader del Niger
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Nel primo video dei golpisti, quello girato mercoledì subito dopo l'arresto del presidente Bazoum, il principale protagonista non si era ancora fatto vedere. A leggere il messaggio dei rivoltosi era stato il maggiore Amadou Abdramane, dietro di lui dieci uomini in uniforme e in silenzio mentre ascoltavano il proclama. In molti hanno per l'appunto notato l'assenza di Omar Tchiani, a capo delle guardie presidenziali. Il corpo cioè i cui membri hanno circondato il palazzo presidenziale di Niamey, capitale del Niger.

Tchiani è quindi visto come principale artefice dell'azione golpista. E solo nelle scorse ore si è presentato in Tv per rivendicare l'operazione. Divisa addosso, basco in testa, una bandiera del Niger al suo fianco e uno sfondo che sembra quello del suo nuovo studio: è così che Tchiani si è presentato ai suoi concittadini da nuovo leader. Nel discorso infatti, oltre a specificare i motivi del colpo di mano contro Bazoum, ha sottolineato che il suo proclama è letto in qualità di presidente Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria e capo del nuovo governo di transizione.

Il discorso di Tchiani

Tchiani ha esordito in Tv rimarcando in primo luogo i motivi che lo hanno spinto a intervenire contro il presidente. La parola più usata in tal senso è stata quella di "sicurezza". "Siamo intervenuti - ha detto - per il deterioramento delle condizioni di sicurezza in tutto il Paese". Il riferimento è probabilmente al radicamento dei gruppi terroristici soprattutto nel nord del Niger, al pari di come avvenuto nei confinanti Paesi dell'area del Sahel.

"L'approccio attuale - ha proseguito il generale - portato avanti da Bazoum che voleva far credere che andasse tutto bene, non ha permesso di mettere in sicurezza il Paese nonostante i pesanti sacrifici compiuti dai nigerini e l'apprezzabile e apprezzato supporto dei nostri partner esterni". Un passaggio quest'ultimo non secondario a livello politico. Mentre nel Mali o in Burkina Faso subito dopo gli ultimi golpe i nuovi leader hanno puntato il dito contro le ingerenze straniere, soprattutto occidentali, Tchiani sembra invece voler lodare l'attuale supporto dei Paesi stranieri.

Il Niger del resto è una sorta di caserma d'Africa. Qui sono presenti contingenti statunitensi, francesci, tedeschi, canadesi e italiani. Circostanza che fa ben intuire l'importanza strategica del Paese, dovuta alla sua posizione e alle risorse naturali nel suo sottosuolo, uranio in primis. La giunta militare quindi potrebbe confermare gli impegni presi a livello internazionale.

"Non possiamo più continuare con gli stessi approcci - ha poi proseguito Tchiani - con quelli sinora proposti, con il rischio di assistere alla scomparsa graduale e inevitabile del nostro Paese. È per questo che abbiamo deciso di intervenire e di assumerci le nostre responsabilità". Tra gli obiettivi dettati dal nuovo leader nigerino, anche una maggiore collaborazione con le giunte militari di Mali e Burkina Faso. "L'attuale approccio - ha spiegato Tchiani - esclude qualsiasi vera collaborazione con Burkina Faso e Mali, nonostante condividiamo con questi due Paesi vicini la zona di Liptako-Gourma in cui si concentrano oggi le attività dei gruppi terroristici che combattiamo".

Cosa potrebbe accadere adesso

Il passaggio sullo sforzo internazionale considerato "apprezzabile" è forse volto ad ottenere, da parte di Tchiani, un riconoscimento all'estero della sua nuova giunta. Tutti i principali governi infatti hanno invitato il golpisti a rilasciare il presidente Bazoum, considerato l'unico vero rappresentante delle istituzioni nigerine. Stati Uniti, Russia, Ue e Turchia hanno condannato il colpo di Stato e dunque non hanno riconosciuto la legittimità dell'intervento dei militari.

Tchiani quindi, archiviata per il momento la pratica interna dopo essersi assicurato l'appoggio dell'esercito, ha come obiettivo quello di essere accreditato all'estero.

Obiettivo però non semplice: i partner attuali del Niger percepiscono il golpe come un momento delicato e di possibile grave destabilizzazione, non solo del Paese ma anche del già molto fragile equilibrio dell'intera regione del Sahel.

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