Israele, Houellebecq sugli stupratori palestinesi: "Perdonati perché non europei"

Quando un ebreo è perseguitato in quanto ebreo, sottolinea lo scrittore, "il cristiano ha buone ragioni per preoccuparsi: è il prossimo sulla lista"

Israele, Houellebecq sugli stupratori palestinesi: "Perdonati perché non europei"
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L'intellettuale francese Michel Houellebecq, autore di bestseller come Sottomissione e Le particelle elementari, reduce, lo scorso anno, dalle furiose polemiche circa le sue frasi sui musulmani e dalla querelle sul suo film pornografico, commenta la guerra a Gaza di Israele contro Hamas e la reazione dell'occidente e dell'Europa dopo l'attacco terroristico del 7 ottobre compiuto dall'organizzazione palestinese nel quale 1.200 israeliani sono stati massacrati nel più sanguinoso attacco della storia dello Stato ebraico. Una chiave di lettura ancora una volta controcorrente e senza troppi fronzoli rispetto al mondo degli intellettuali gauche caviar. L'intervista è stata rilasciata al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. "Mi aspettavo un grande movimento di simpatia e di solidarietà con gli ebrei. È successo esattamente il contrario, gli atti antisemiti si sono moltiplicati. Sono passati oltre due mesi e stento ancora a crederci" spiega lo scrittore in merito a quanto accaduto dopo i fatti del 7 ottobre. "Ero convinto che anche i peggiori gauchisti, quelli che di solito appoggiano senza riflettere tutte le azioni palestinesi, che trovano sempre da ridire sulla politica di Israele, avrebbero detto che no, non si poteva davvero fare passare una cosa del genere", osserva.

"Un prete sgozzato non desta più grande emozione"

Michel Houellebecq ha preso, da tempo, una posizione netta nei confronti dell'Islam politico e dei pericoli che esso rappresenta per la società francese. Sottomissione ne è chiaro un esempio. Lo scrittore, dall'inconfondibile stile diretto corrosivo, era finito nella bufera per la lunga intervista con Michel Onfray pubblicata all'inizio di dicembre 2022 sulla rivista Front Populaire, dove il filosofo e lo scrittore criticarono l'avanzata della religione islamica nelle società occidentali. Ora, dopo una mezza marcia indietro sull'islam, torna a parlare del rapporto complesso con l'islamismo. Quanto alla reazione del governo francese dopo l'attacco del 7 ottobre, Houellebecq sottolinea che "quel che dice Macron non ha più troppa importanza". E sugli attentati in Francia: "Ci abbiamo fatto l’abitudine, un prete sgozzato non desta più grande emozione. La migliore metafora quanto agli ebrei, non so chi l’abbia trovata, è quella del canarino". Quando un ebreo è perseguitato in quanto ebreo, sottolinea lo scrittore, "il cristiano ha buone ragioni per preoccuparsi: è il prossimo sulla lista". Ma un’altra cosa che ha parecchio infastidito Houellebecq è stata la "narrazione globale offerta dai media: i palestinesi buoni e i cattivi di Hamas che usano i primi come scudi umani. Non riesco a crederci, in fondo è sempre lo stesso ritornello che sentiamo in Francia sul fatto che non bisogna generalizzare, è stancante".

"​Israele è più che mai indispensabile"

Quanto alle violenze sessuali e agli stupri commessi da Hamas il 7 ottobre ai danni delle donne israeliane, Houellebecq nota che, in linea di principio, in Francia, in Europa, "lo stupro è un crimine assoluto". Bene, "però c’è un gruppo di individui di origine extraeuropea che molesta centinaia di donne a Colonia, ma poiché sono extraeuropei, vengono più o meno perdonati". Lo stesso, accusa, "vale per i palestinesi". Quando le donne ebree venute a ricordare gli stupri commessi da Hamas sono state espulse dalla manifestazione contro la violenza sulle donne, spiega lo scrittore, "è stato un momento difficile da digerire. Ma, a pensarci bene, bisognerebbe usare una parola più forte di 'sottomissione'. Forse suicidio?".

Secondo Houellebecq, i recenti avvenimenti in Francia, e più in generale in Europa, e credo anche negli Stati Uniti, "dimostrano chiaramente che un rifugio sicuro per gli ebrei è necessario. Israele è più che mai indispensabile". Un luogo nel quale lo stesso intellettuale rivela che emigrerebbe volentieri.

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